P A G I N A 8
scena. Amo moltissimo anche“ Il trono di spade”, anche se non c’ entra proprio nulla con MM … C. B.- Concordo pienamente sulle serie tv da te citate, sono davvero ben fatte. Enrico, tu sei tra gli autori di MM impegnati contemporaneamente sia sulla“ serie classica” sia sulla nuova serie a colori, della quale è attesa la prima stagione il prossimo novembre. In quest ' ultimo caso, il lavoro di squadra è ancora più stretto, a quanto sembra. Ci puoi parlare di questa esperienza e di quali sono le differenze tra le due collane, per quanto riguarda la tua attività di sceneggiatore? E. L.- Il progetto“ Le nuove avventure a colori”( per brevità, chiamiamolo NAC) è qualcosa di veramente nuovo per la Casa editrice, sia per il modo in cui è nato, sia per come si è sviluppato ed è stato condotto. Tutto è nato da una intuizione / necessità di Alfredo Castelli: come sarebbe Martin Mystère se venisse ideato oggi, da un ipotetico producer, per farne una serie di telefilm? È stato un bellissimo punto di vista, molto stimolante e originale: non un reboot, non un prequel, ma una cosa molto nuova. La paragonerei, tanto per capirci, a una serie di telefilm come“ Sherlock”( oh, dimenticavo: anche quella è un grande riferimento!). Senza entrare nei dettagli, Alfredo immaginava quindi un’ ipotetica nuova serie parallela, in cui i personaggi storici potessero esserci o non esserci, conservando le loro caratteristiche chiave- ma non necessariamente i loro ruoli. Alfredo convocò alcune grandi riunioni in Casa editrice( già questa fu una novità assoluta), alle quali parteciparono tutti gli sceneggiatori dello staff di MM e alcuni dei curatori di altre testate( tra cui Antonio Serra e Mauro Boselli), per mettere a fuoco le grandi linee dell’ intero progetto, sia in termini di contenuto che in termini editoriali( formato, foliazione, uso del colore, ambientazione). Il gruppo di lavoro, infine, venne ristretto a sei persone: Giovanni Gualdoni, l’ unico interno della Casa editrice, e poi Andrea Artusi, Diego Cajelli, Ivo Lombardo, il sottoscritto e Andrea Voglino. Il modo di lavorare? Completamente diverso. Grandi riunioni a sei per discutere la macrostoria( perché i 12 episodi, benché autoconclusivi, formano un unico arco narrativo), i singoli cicli narrativi da tre episodi e poi i temi di ogni singolo albo. Una volta scritti i soggetti, abbiamo scritto dei“ soggetti di ferro”, ossia sinossi molto dettagliate, scena per scena, con relativa lunghezza in tavole, e infine siamo passati alla sceneggiatura vera e propria. Con una novità assoluta, per la Bonelli: l’ uso massiccio di storyboard, preparati da Andrea Artusi, forte della sua duplice veste di sceneggiatore e disegnatore. Per i disegnatori, specie i più giovani, è stato un grande ausilio. La natura stessa delle storie, piene di rimandi, particolari nascosti, accenni ecc ecc, richiedeva la massima accuratezza nel disegno. Per non parlare della scelta artistica, di dare a questa mini serie un“ look” franco-belga-italiano: l’ obiettivo era di combinare la cura estrema nei dettagli e nelle ambientazioni, tipica della scuola franco-belga, con il realismo e la tradizione avventurosa italiana, così tipicamente bonelliana. C. B.- Sì, mi sembra davvero un grande lavoro, Enrico, quello fatto da te e gli altri cinque sceneggiatori a lavoro sul progetto“ NAC”, la c. d. squadra dei“ Mysteriani”. Volevo sapere se c ' è stato qualche snodo narrativo, qualche personaggio o qualche soluzione che hai proposto o per cui ti sei“ battuto” perchè, casomai, ci tenevi particolarmente? E. L.- Per fortuna, no, non ci sono mai state occasioni del genere. Quando si lavora in team, in due o più, la cosa peggiore che possa capitare è“ innamorarsi” di un’ idea e difenderla a tutti i costi. Bisogna invece imparare a essere oggettivi, pensare a una storia come a un meccanismo, non come una realizzazione personale. Non sono, né voglio esserlo, un artista; penso di essere, al pari degli altri colleghi e amici, un artigiano. Scrivere una storia è un po’ come costruire un orologio. Detto