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to che, durante un carico d’intensità
elevata, la cellula utilizza una grande
quantità di glucosio (attraverso la glicolisi) e di glicogeno muscolare che
è la forma in cui il muscolo immagazzina glucosio. La fase finale della
demolizione del glicogeno risulta
nella produzione di due molecole di
piruvato. Nella cellula cominciano
ad accumularsi sia ioni idrogeno che
piruvato (dalla demolizione di ATP).
Per neutralizzare il crescente accumulo di ioni idrogeno, ogni molecola
di piruvato assorbe due di ioni idrogeno, trasformandosi in lattato, per
cui la produzione di lattato sarebbe
in effetti una conseguenza e non la
causa, ma più clamorosamente, la
produzione di lattato ritarderebbe
l’acidosi.
Quindi il lattato è una sostanza che
neutralizza o tampona l’elevato accumulo di ioni idrogeno durante un
carico di elevata intensità e non è responsabile della fatica; al contrario il
lattato è un importante combustibile
usato dal muscolo durante un esercizio prolungato. Il lattato rilasciato
dal muscolo, infatti, è convertito dal
fegato in glucosio e utilizzato come
fonte di energia. Per cui invece di
procurare fatica, aiuta a ritardare
l’ipoglicemia, cioè un possibile un
possibile abbassamento della concentrazione di glucosio che provoca in
chi corre una sensazione di debolezza
e di fatica quando si produce. Sebbene l’accumulo di lattato muscolare
o ematico siano buoni indicatori di
indiretti del rilascio di ioni idrogeno
e del potenziale abbassamento del
ph ematico, tale reazione, non deve
essere interpretata come relazione da
causa ad effetto. Lattato muscolare ed
ematico sono solo buoni indicatori
della condizione metabolica e quindi,
la produzione di lattato è positiva e
non negativa per il muscolo, come
erroneamente affermato finora.
Dal momento che ci sono numerosi
esempi (non ultimi dal sottoscritto registrati) che dimostrano che la causa
dell’acidosi metabolica deve essere
accettata, comunicata nell’insegnamento e usata nell’interpretazione
delle ricerche e nelle pubblicazioni.
La ragione più importante per abbandonare il concetto di acidosi
lattacida, sarebbe che non è valido.
Non avrebbe nessuna giustificazione
biochimica, e nessun supporto di ricerca, e sarebbe la prova di un inerzia
accademica e scientifica che risale ai
primi decenni del secolo scorso, che
resisterebbe tuttora, per ragioni di
comodità e apatia.
Accettare i veri processi biochimici
che sono alla base dell’acidosi metabolica, vorrebbe dire che i termini
e le descrizioni finora utilizzati, sia
nella fisiologia dello sport sia nell’allenamento diretto a ritardare l’acidosi
metabolica prodotta dall’esercizio,
debbono essere cambiati.
A seguito di queste affermazioni è
determinante individuare con test
appropriati.
I nuovi indicatori che determinano i
ritmi di allenamento per qualsiasi livello di categorie, anche e soprattutto
per il benessere fisico.