100% Fitness Mag - Anno VII Maggio 2013 | Page 45

45 100% FITNESS MAGAZINE nosciuta, magari senza nessun compagno della materna) o di contesto familiare: per esempio il bambino sta affrontando un periodo difficile perché è accaduto un evento che deve ancora metabolizzare (separazione dei genitori, nascita di un fratellino, trasferimento in un’altra casa o città, perdita del lavoro da parte di un genitore, ecc…). Ecco perché la sua attenzione e la concentrazione verso lo studio possono venire meno. Per quanto riguarda l’aspetto cognitivo, invece, la pagella della prima elementare non è assolutamente indicativa: una diagnosi di questo tipo, infatti, può essere fatta solo verso la fine della seconda elementare. Se dalla pagella sono emersi dei problemi, i genitori dovrebbero chiedere un colloquio con l’insegnante. La comunicazione con la maestra è fondamentale, così come la fiducia: ci sono genitori che negano i messaggi dei docenti, limitandosi a vedere il proprio figlio nel contesto familiare e non immaginandolo in quello scolastico (mio figlio non è così, a casa è diverso, ecc.), quindi è importante che ascoltino i consigli dell’insegnante, anche quando questo dice qualcosa che non ci si aspetta o non si vuole sentirsi dire, per poi intervenire a risolvere eventuali problemi tempestivamente. E poi far prevalere la regola del buon senso: il mestiere di genitore non si impara e non lo insegna nessuno, perciò è utile ascoltare il proprio bambino e osservare bene i segnali che ci manda. Ricordiamo che i bambini mandano sempre dei segnali molto chiari del proprio malessere e il compito degli adulti è quello di ascoltarli e aiutarli. E se si tratta di reali difficoltà scolastiche? L’insegnante che si rende conto che il bambino incontra difficoltà a scuola dovrebbe valutarle e avvisare la famiglia, consigliando l’aiuto di specialisti a seconda della natura del problema. Se si verificasse un problema di natura emotivo-relazionale, o di motricità, allora sarebbe opportuno un aiuto psicomotorio per rinforzare il se del bambino, e migliorare la motricità. E poi cercare di adattare al bambino le regole di apprendimento, nel caso abbia notato che ha tempi e ritmi diversi rispetto ai compagni. I genitori, dal canto loro, non devono drammatizzare su una pagella disastrosa e considerare che nulla è perduto, che le lacune sono recuperabili e nel secondo quadrimestre si avrà tutta la possibilità di migliorare. Certo, prima si interviene meglio è. Inoltre è importante rassicurare il bambino facendogli capire che ci può essere un miglioramento, che ha le possibilità per riuscirci, insomma trasmettergli un messaggio positivo che lo aiuta a recuperare il senso di autostima e a contribuire a far crescere in lui la voglia di studiare e imparare. Infine è bene che i genitori facciano un confronto tra i brutti voti di una pagella, certamente non attesi, con le proprie aspettative. In particolare se si tratta di una famiglia con un figlio unico, situazione tipica in cui le attese sono tutte esclusivamente concentrate su di lui e non c’è la possibilità di un confronto con un altro figlio, che creerebbe sicuramente una preoccupazione minore. La pressione scolastica da parte dei genitori che incalzano i figli perché abbiano voti alti è dannosa il rischio, infatti, è che il bambino percepisca che è più importante un bel voto piuttosto che applicare e apprendere la materia stessa. Insomma, meglio un 6 che rispecchia le capacità giuste del bambino, piuttosto che un 8 preso non per uno studio costante ma per l’exploit di impegno breve ma intenso e svolto solo per soddisfare il desiderio dei genitori.