che, pur non presentando il problema frequentemente, avvertono un significativo disagio soggettivo e compromissione delle normali attività di socializzazione. Prima di decidere quale
terapia sia più corretta per il bambino occorre considerare che
l’enuresi è un fenomeno che si risolve, nella quasi totalità dei
casi, spontaneamente. Gli interventi che vengono attuati sono
tesi ad accelerare la maturazione del controllo della vescica e/o
a ridurre il volume totale di liquidi che arrivano alla vescica
durante la notte. Il fine è quello di permettere al bimbo di
condurre una vita normale affinché non debba per esempio
rinunciare ad occasioni quali campeggi, gite scolastiche, soggiorni in casa di amici, e di evitare che il bambino possa manifestare un disagio a livello psicologico. La terapia può essere
di vari tipi, farmacologica, psicomotoria e comportamentale:
sta al medico decidere quale sia più adatta al singolo paziente.
LA TERAPIA PSICOMOTORIA
Più adatta all’enuresi secondaria mira attraverso attività senso
motorie a migliorare l’autostima del bambino e attraverso il
gioco simbolico a far uscire il reale problema del bambino facendo prendergli coscienza di ciò che lo angoscia
mettendo distanza dalla sua paura riuscendo così a risolvere
progressivamente il suo disagio.
Quindi: piccola spinta, rilassamento con fuoriuscita pressoché
completa, un’altra piccola spinta, svuotamento!
Per le femminucce è importante urinare a gambe ben aperte
senza mutandine o con queste ben abbassate.
u
Abituare il bimbo ad effettuare ogni giorno minzioni
corrette per favorire il controllo della vescica. I genitori devono essere attenti a: non sgridare mai il bambino in quanto il
rimprovero aggrava la situazione, mentre un comportamento
più comprensivo la migliora. Nel caso che uno dei genitori
abbia sofferto di enuresi parlare con il bambino raccontare il
proprio vissuto permette al bambino di avere un conforto che
lo aiuta a risolvere il suo problema. Svegliare la notte il bambino per farlo urinare non solo non serve a nulla ma può essere
controproducente ed avere una valenza punitiva.
u Sapere riconoscere gli eventuali sintomi diurni associati
e riferirli al medico: attuare eventualmente con attenzione la
rieducazione minzionale
u Abituare il bambino a bere poco la sera per non aumentare il volume di urina nella vescica
u Controllare che prima di andare a letto il bambino svuoti
completamente la vescica.
In caso di frequenti sintomi diurni associati è opportuno
procedere a quella che viene chiamata “rieducazione minzionale”, una specie di ginnastica per abituare la vescica a
svuotarsi nei tempi e modi corretti. Analogamente si dovrà
risolvere una eventuale stitichezza se associata. Utile è che il
medico spieghi al bambino, magari aiutandosi con un disegno, cosa sono i reni e le vie urinarie, come è fatta la vescica
e come avviene il suo svuotamento: è infatti di grande aiuto
al bambino rendersi conto di cosa accade dentro il suo corpo.
u
Spiegare al bambino che non appena sente il bisogno
di fare pipì deve andare in bagno e, se come il più delle volte
accade si rifiuta, programmare almeno 6 momenti della giornata in cui portarvelo. A volte è utile abituarlo a gestire il
suo bisogno contando fino a 10 prima di iniziare a urinare.
Questo lo aiuta a prendere coscienza della propria capacità di
controllare lo stimolo.
u
Invitarlo a svuotare completamente la vescica: non accontentarsi di poche quantità di urina. Molte volte il bimbo
pensa di avere esaurito la minzione rapidamente e dopo la prima
“spinta”: invitarlo invece a non avere fretta e ad aspettare che
tutta la pipì sia uscita. Spiegargli che più che spingere durante la
minzione, è utile rilassarsi e la pipì “verrà da sola”. Quando la
minzione è stata completata invitarlo a un’altra piccola”spinta”.
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