100% Fitness Mag - Anno V Aprile 2011 | Page 43

che, pur non presentando il problema frequentemente, avvertono un significativo disagio soggettivo e compromissione delle normali attività di socializzazione. Prima di decidere quale terapia sia più corretta per il bambino occorre considerare che l’enuresi è un fenomeno che si risolve, nella quasi totalità dei casi, spontaneamente. Gli interventi che vengono attuati sono tesi ad accelerare la maturazione del controllo della vescica e/o a ridurre il volume totale di liquidi che arrivano alla vescica durante la notte. Il fine è quello di permettere al bimbo di condurre una vita normale affinché non debba per esempio rinunciare ad occasioni quali campeggi, gite scolastiche, soggiorni in casa di amici, e di evitare che il bambino possa manifestare un disagio a livello psicologico. La terapia può essere di vari tipi, farmacologica, psicomotoria e comportamentale: sta al medico decidere quale sia più adatta al singolo paziente. LA TERAPIA PSICOMOTORIA Più adatta all’enuresi secondaria mira attraverso attività senso motorie a migliorare l’autostima del bambino e attraverso il gioco simbolico a far uscire il reale problema del bambino facendo prendergli coscienza di ciò che lo angoscia mettendo distanza dalla sua paura riuscendo così a risolvere progressivamente il suo disagio. Quindi: piccola spinta, rilassamento con fuoriuscita pressoché completa, un’altra piccola spinta, svuotamento! Per le femminucce è importante urinare a gambe ben aperte senza mutandine o con queste ben abbassate. u Abituare il bimbo ad effettuare ogni giorno minzioni corrette per favorire il controllo della vescica. I genitori devono essere attenti a: non sgridare mai il bambino in quanto il rimprovero aggrava la situazione, mentre un comportamento più comprensivo la migliora. Nel caso che uno dei genitori abbia sofferto di enuresi parlare con il bambino raccontare il proprio vissuto permette al bambino di avere un conforto che lo aiuta a risolvere il suo problema. Svegliare la notte il bambino per farlo urinare non solo non serve a nulla ma può essere controproducente ed avere una valenza punitiva. u Sapere riconoscere gli eventuali sintomi diurni associati e riferirli al medico: attuare eventualmente con attenzione la rieducazione minzionale u Abituare il bambino a bere poco la sera per non aumentare il volume di urina nella vescica u Controllare che prima di andare a letto il bambino svuoti completamente la vescica. In caso di frequenti sintomi diurni associati è opportuno procedere a quella che viene chiamata “rieducazione minzionale”, una specie di ginnastica per abituare la vescica a svuotarsi nei tempi e modi corretti. Analogamente si dovrà risolvere una eventuale stitichezza se associata. Utile è che il medico spieghi al bambino, magari aiutandosi con un disegno, cosa sono i reni e le vie urinarie, come è fatta la vescica e come avviene il suo svuotamento: è infatti di grande aiuto al bambino rendersi conto di cosa accade dentro il suo corpo. u Spiegare al bambino che non appena sente il bisogno di fare pipì deve andare in bagno e, se come il più delle volte accade si rifiuta, programmare almeno 6 momenti della giornata in cui portarvelo. A volte è utile abituarlo a gestire il suo bisogno contando fino a 10 prima di iniziare a urinare. Questo lo aiuta a prendere coscienza della propria capacità di controllare lo stimolo. u Invitarlo a svuotare completamente la vescica: non accontentarsi di poche quantità di urina. Molte volte il bimbo pensa di avere esaurito la minzione rapidamente e dopo la prima “spinta”: invitarlo invece a non avere fretta e ad aspettare che tutta la pipì sia uscita. Spiegargli che più che spingere durante la minzione, è utile rilassarsi e la pipì “verrà da sola”. Quando la minzione è stata completata invitarlo a un’altra piccola”spinta”. 100% Fitness Magazine