100% Fitness Mag - Anno III Marzo 2009 | Page 45

EUROPAFITNESS la conoscenza: conoscere l’altro è il primo passo verso l’integrazione. Secondo molti un po’ di sano sport è innanzitutto conoscere se stesso e conoscere l’altro: l’amico, il compagno di squadra, l’avversario. Lo sport può essere allora un momento di integrazione culturale. Inoltre lo sport crea un ambiente aperto e costruttivo. Lo sport off re ai giovani un sistema di doveri e responsabilità, insegna loro a rispettare l’autorità e li sottomette a un certo numero di vincoli e limitazioni (come orari e regole del gioco, ad esempio). Lo sport poi può garantire uguali opportunità, libertà di espressione, sicurezza e dignità. E queste sono quattro condizioni fondamentali verso un dialogo interpersonale e interculturale costruttivo. Lo sport è integrazione. Ma a un patto. A patto che si lascino da parte le forme estreme, eppure frequenti in certi sport, di maschilismo, elitismo, nazionalismo e razzismo (insomma tutti gli ismi!). E in pratica? Diverse indagini (Eurobarometri) mostrano che quasi 3 europei su 4 credono nello sport come mezzo di promozione dell’integrazione culturale, mentre due terzi percepiscono lo sport come uno strumento di lotta alla discriminazione. In questo senso, l’Unione Europea si batte da tempo per stimolare le associazioni sportive ad impegnarsi nella lotta al razzismo e alla discriminazione e a diventare strumenti di integrazione. Pensate che annesso al Trattato di Amsterdam (del 1997) una piccola dichiarazione enfatizza: “il ruolo sociale dello sport, in particolare il suo ruolo nel forgiare l’identità e unire le persone”. Nel Dicembre 2008 al Forum Europeo dello Sport di Biarritz sono state presentate delle raccomandazioni a riguardo e nel 2010 si terranno in Singapore le prime Olimpiadi dei Ragazzi (Youth Olympic Games): le prime Olimpiadi che vedranno come protagonisti studenti e ragazzi che praticano uno sport a livello non professionista. Sarà un’occasione per giovani talentuosi di mettersi in mostra e anche, e soprattutto, l’occasione per questi ragazzi di vivere un’esperienza multiculturale e multietnica nel segno della sana competitività, lontano dai vizi del professionismo e dalle influenze politiche e mediatiche che invece caratterizzano i giochi olimpici dei professionisti (quelle che tutti conosciamo). Un altro bell’esempio, ai confini dell’Unione Europea, è stata la Lega Regionale di Basket ABA Sidro NLB: un campionato di basket che riunisce squadre di tutti i paesi dell’ex-Yugoslavia che a lungo sono stati acerrimi nemici (Slovenia, Croazia, Bosnia e Erzegovina, Serbia e Montenegro). Ciò dimostra ancora una volta che lo sport abbatte le frontiere e gli stereotipi, anche nelle fragili società da poco uscite da una terribile guerra. Troppo spesso però le iniziative sportive che si battono per l’integrazione e il dialogo interculturale partono dall’iniziativa di pochi volenterosi, sono attività frammentate e, come si suole dire, con poca “massa critica”. In questo momento a livello europeo si cerca di “inventare” una formula, una strategia, una politica globale, e di attrarre risorse umane e finanziarie adeguate. Nelle parole del presidente UEFA Michel Platini: <>. Lo sport è un invincibile strumento di educazione non-formale, complementare alla scuola e alla famiglia per tanti ragazzi e bambini. Facendo sport, a scuola di calcetto così come in palestra, un sorriso e una bella corsa insieme non si negano a nessuno, di qualsiasi colore sia la sua pelle. Fratellanza, solidarietà