EUROPAFITNESS
la conoscenza: conoscere l’altro è il primo
passo verso l’integrazione. Secondo molti
un po’ di sano sport è innanzitutto conoscere se stesso e conoscere l’altro: l’amico, il
compagno di squadra, l’avversario. Lo sport
può essere allora un momento di integrazione culturale.
Inoltre lo sport crea un ambiente aperto
e costruttivo. Lo sport off re ai giovani un
sistema di doveri e responsabilità, insegna
loro a rispettare l’autorità e li sottomette
a un certo numero di vincoli e limitazioni
(come orari e regole del gioco, ad esempio).
Lo sport poi può garantire uguali opportunità, libertà di espressione, sicurezza e
dignità. E queste sono quattro condizioni
fondamentali verso un dialogo interpersonale e interculturale costruttivo.
Lo sport è integrazione. Ma a un patto.
A patto che si lascino da parte le forme
estreme, eppure frequenti in certi sport, di
maschilismo, elitismo, nazionalismo e razzismo (insomma tutti gli ismi!).
E in pratica?
Diverse indagini (Eurobarometri) mostrano che quasi 3 europei su 4 credono nello
sport come mezzo di promozione dell’integrazione culturale, mentre due terzi percepiscono lo sport come uno strumento di
lotta alla discriminazione.
In questo senso, l’Unione Europea si batte da tempo per stimolare le associazioni
sportive ad impegnarsi nella lotta al razzismo e alla discriminazione e a diventare strumenti di integrazione. Pensate che
annesso al Trattato di Amsterdam (del
1997) una piccola dichiarazione enfatizza:
“il ruolo sociale dello sport, in particolare
il suo ruolo nel forgiare l’identità e unire
le persone”.
Nel Dicembre 2008 al Forum Europeo
dello Sport di Biarritz sono state presentate delle raccomandazioni a riguardo e
nel 2010 si terranno in Singapore le prime
Olimpiadi dei Ragazzi (Youth Olympic
Games): le prime Olimpiadi che vedranno come protagonisti studenti e ragazzi
che praticano uno sport a livello non professionista. Sarà un’occasione per giovani
talentuosi di mettersi in mostra e anche, e
soprattutto, l’occasione per questi ragazzi di
vivere un’esperienza multiculturale e multietnica nel segno della sana competitività,
lontano dai vizi del professionismo e dalle
influenze politiche e mediatiche che invece
caratterizzano i giochi olimpici dei professionisti (quelle che tutti conosciamo).
Un altro bell’esempio, ai confini dell’Unione Europea, è stata la Lega Regionale di
Basket ABA Sidro NLB: un campionato di
basket che riunisce squadre di tutti i paesi
dell’ex-Yugoslavia che a lungo sono stati
acerrimi nemici (Slovenia, Croazia, Bosnia e Erzegovina, Serbia e Montenegro).
Ciò dimostra ancora una volta che lo sport
abbatte le frontiere e gli stereotipi, anche
nelle fragili società da poco uscite da una
terribile guerra.
Troppo spesso però le iniziative sportive
che si battono per l’integrazione e il dialogo interculturale partono dall’iniziativa di
pochi volenterosi, sono attività frammentate e, come si suole dire, con poca “massa
critica”. In questo momento a livello europeo si cerca di “inventare” una formula, una
strategia, una politica globale, e di attrarre
risorse umane e finanziarie adeguate.
Nelle parole del presidente UEFA Michel
Platini: <>.
Lo sport è un invincibile strumento di
educazione non-formale, complementare
alla scuola e alla famiglia per tanti ragazzi e
bambini. Facendo sport, a scuola di calcetto
così come in palestra, un sorriso e una bella
corsa insieme non si negano a nessuno, di
qualsiasi colore sia la sua pelle. Fratellanza,
solidarietà