formazioni che sono state appena
percepite, come un insieme di segni,
o di suoni, in una lingua che non
conosciamo. Queste informazioni,
se non vengono codificate, spariscono presto. A differenza di quanto
avviene nella memoria a lungo termine, dove sono immagazzinati
i ricordi ormai stabilizzati
e che ci accompagneranno per mesi o per
sempre.
Nella memoria
a breve termine, invece,
i ricordi si
cancellano in pochi
minuti. Fino
a molto tempo
fa si riteneva che
questo ultimo tipo
di memoria fosse solo
una stazione di passaggio
per i ricordi in attesa di essere
immagazzinati nella memoria a
lungo termine o di venire cancellati.
Oggi, invece, si tende a considerare
la memoria a breve termine come
una sorta di centro di controllo
che riceve informazioni sia dalla
memoria sensoriale che da quella
lungo termine, tanto da essere stata
ribattezzata memoria di lavoro.
La utilizziamo, per esempio quando cerchiamo di immaginarci come
starebbe nel nostro soggiorno quel
mobile che abbiamo appena visto in
vetrina. Più in generale, la memoria
di lavoro ci consente di trattenere
brevemente nella nostra mente le
informazioni necessarie per prendere una decisione e ci consente di
mantenere il filo di ciò che stiamo
facendo.
ULTIME SCOPERTE.
Le principali scoperte sulla memoria riguardano le aree del cervello
coinvolte nel deposito dei ricordi e
nei loro collegamenti. Grazie a tecniche come la risonanza magnetica
Salute & Benessere
è stato possibile fare una specie di
catalogo delle aree e dei nuclei in
cui vengono depositate le esperienze e differenziare tra le varie memorie (visive, uditive, olfattive ecc.), le
memorie relative ai singoli episodi e
le memorie autobiografiche. Grazie
alle più recenti scoperte, l’ippocampo, una struttura cerebrale che per
molto tempo è stata considerata
l’organo della memoria, ha perso
parte della sua importanza. L’attività di alcune aree dell’ippocampo
di soggetti che stanno, per esempio,
imparando le regole di un semplice
gioco si modifica solo durante l’apprendimento mentre in altre persiste anche dopo.
CON EMOZIONE.
Per rendere permanenti le informazioni acquisite, l’ippocampo deve
interagire con la corteccia cerebrale, dove sembrano fissarsi
i ricordi. In tutto questo gioca
un ruolo fondamentale la valenza emotiva del ricordo da
fissare. Ogni informazione passa
attraverso la formazione reticolare e il sistema libico (sede delle
emozioni) prima di raggiungere
la corteccia cerebrale. La formazione reticolare è una
sorta di filtro che lascia
passare solo le
informazioni di
qualche contenuto emotivo. Questo
è il motivo per cui
nello studio riusciamo meglio nelle materie che ci piacciono o se
l’insegnante cattura il nostro interesse trasmettendoci la
passione per la sua materia. Inoltre
si è visto, che le memorie vengono
ristrutturate, non sono immutabili:
vengono rivedute e corrette, e in alcuni casi persino falsificate.
Si è scoperto recentemente che il
richiamo di un ricordo già fissato
(consolidato) lo rende nuovamente
suscettibile di modifiche.
Durante la riorganizzazione i ricordi diventano nuovamente sensibili a
particolari composti biochimici, che
potrebbero influire sul riconsolidamento, alterando il ricordo mentre
viene fissato.
Ma sulla memoria non si sa ancora
tutto. Ignoriamo per esempio come
i ricordi vengono codificati. La teoria più accreditata su quale sia il
codice con cui i ricordi vengono
memorizzati, riguarda le alterazioni
che si verificano a livello di alcune
strutture del neurone, i microtubuli.
Si sono invece acquisite molte conoscenze su memoria e invecchiamento.
Sembra che una delle ragioni del
deterioramento delle capacità mnemoniche
è la difficoltà che il
cervello incontra a
cancellare le informazioni superflue,
col risultato che i
nuovi ricordi vengono memorizzati in modo
confuso.
100% Fitness
Magazine
33