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SaluteBenessere
di Daniele Venturosi
Senza memoria non potremmo vivere:
immagazzinare informazioni serve per
imparare, ma anche a ragionare e agire.
Ricordati
questa
T
utti gli animali hanno una caratteristica
in comune: possiedono, più o meno sviluppata , la capacità
di memorizzare informazioni. La
comparsa di una memoria efficiente, dice Alberto Oliviero, docente di psicobiologia all’Università
di Roma La Sapienza e autore di
numerosi libri sull’argomento, è
stato un notevole vantaggio evolutivo: è grazie alla memoria che un
animale ricorda aspetti positivi e
negativi dell’ambiente, la presenza
di cibi buoni o di sostanze dannose, di corsi d’acqua o di predatori.
Insomma, si impara solo se le esperienze restano in memoria.
La rete che si fa e si disfa. Il meccanismo biologico alla base della formazione dei ricordi è lo stesso in
tutte le specie: gli stimoli che provengono dall’ambiente esterno modificano le connessioni (chiamate
sinapsi) tra le cellule del cervello (i
neuroni) creando nuove strade per
gli impulsi nervosi. Il modo in cui
poi queste connessioni si organiz-
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zano in ricordi può essere descritto
in diversi modi. Se si prende come
riferimento il tipo di informazione
che viene immagazzinata si distingue tra una memoria detta “dichiarativa” (o esplicita), che riguarda le
informazioni che si possono comunicare e richiamare consciamente,
e una memoria detta “procedurale”
(o implicita) che conserva invece le
informazioni relative a comportamenti automatici.
E’ questo tipo di memoria che utilizziamo quando parliamo o andiamo in bicicletta. Le informazioni
che conserva sono talmente importanti che vengono memorizzate con
particolare efficacia. Un esempio: le
persone con problemi di memoria sono spesso ancora in grado di
suonare lo strumento che avevano
studiato prima che i problemi comparissero. La memoria dichiarativa
può essere ulteriormente suddivisa in una memoria semantica e
una memoria episodica. La prima
conserva le nostre conoscenze sul
mondo esterno e ci permette di
associare un significato alle informazioni che ci arrivano dai nostri
sensi. E’ questo tipo di memoria
che ci fa associare un nome al numero che è comparso sul display
del nostro telefonino o che ci fa
riconoscere un gatto. La memoria
episodica, invece, conserva il ricordo di informazioni relative a eventi particolari, come la scena di un
film. Gli episodi immagazzinati in
questo tipo di memoria, e che sono
avvenuti davvero, fanno parte della
memoria autobiografia.
Lunga e breve. Questa suddivisione
si può applicare ai ricordi già formati ma non spiega il modo in cui
i ricordi nascono. Da questo punto di vista è più utile un altro tipo
di suddivisione, basato sul tempo
in cui il ricordo rimane inalterato:
memorie a lungo, a breve, e a brevissimo termine.
Nell’ultimo tipo (detta anche memoria sensoriale) vengono temporaneamente depositate le in-