serena nella mia solitudine e dopo aver interrotto bruscamente
una specie di rapporto a distanza quando stava “stringendo”
troppo avevo definitivamente chiuso l’argomento. Ascoltare
l’insoddisfazione dei miei pazienti non aveva fatto altro che
peggiorare le cose. Ero arrivata persino a temere per
l’incolumità fisica di una giovane donna “dipendente emotiva”
che si innamorava ogni volta senza barriere, donando se stessa
sempre a qualcuno che non la voleva, in una sorta di stalking.
Chissà che vedere tutti questi uomini e donne alla ricerca di
piacere senza inibizioni non avesse scardinato barriere e intime
convinzioni.
Ad esempio avevamo richieste di corsi bizzarri, dalla danza del
ventre, al sesso orale e Elena con la sua consueta efficienza
riusciva sempre a trovare la professionista più adatta, ci si
iscriveva via mail e una volta raggiunto il numero si facevano
seminari e lezioni, mi divertivo molto ad assistere la platea e con
la scusa di preparare il thè sbirciavo reazioni e dimostrazioni. In
fondo stavo sperimentando una sorta di “terapia cognitivo
comportamentale”,
partendo
dalla
pratica
sarei
risalita
all’essere? Tempo fa mi ero stupita leggendo che una nota
motivatrice statunitense esortava i suoi clienti a fingere di essere
quello che avrebbero
voluto diventare sostenendo che
persistendo avrebbero raggiunto più facilmente il loro scopo.
Chissà che non sarebbe toccato anche a me? Il bello era che
tutto era successo per caso e io non sospettavo nemmeno di
volerlo…
L’ “operazione sottoveste” era cominciata, pensando ad un
vecchio film con Cary Grant mi sembrava di andare in battaglia,
anche se a colpi di lingerie. Avrei portato Isa all’appuntamento
in libreria, la meno competitiva, tanto per non correre rischi,
convinta come ero che il mio fotografo fosse irresistibile.
Scherzarci su era comunque un modo per esorcizzare e per non
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