dovevamo inventare e fare congetture strane aspettando
un’occasione che non si ripresentava. Sapevo di essere ossessiva
ma parlarne era l’unica cosa con cui cercavo di dare un senso al
mio stupore e quando qualche volta riuscivo a tacere mi
sembrava
di
conservare
un
gran
segreto
ingannando
l’interlocutore come se avessi vinto un miliardo di dollari alla
lotteria e non volessi condividerlo per egoismo o cattiveria.
Certo che nella mia razionalità non c’era posto per un emozione
così profonda e intensa da lasciarmi sveglia la notte a guardare il
soffitto. Di sicuro era un transfert, una mia proiezione, ma di
che? Ero arrivata a pensare ad una vita precedente, ormai avevo
scartato l’ipotesi che fosse mio padre e mi avviavo ad accettare
che fosse stato mia madre anche se avrei voluto andarci a letto,
toccarlo, abbracciarlo, riascoltare la sua voce che non ricordavo
più ma che mi commuoveva.
Il tempo passava e non succedeva granché quando l’occhio mi
cadde su un articoletto nella pagina della cultura in cui si
raccontava di un fotoreporter in zone di guerra che avrebbe
presentato un suo libro dopo qualche giorno. Capperi! C’era la
foto, il nome, il cognome e un appuntamento in una libreria del
centro! Sarei andata… con una delle ragazze?
Mara, Isa o
Elena? Volevo pensarci bene ma il cuore mi batteva
all’impazzata e mi sentivo ridicola. Respirando profondamente
pensavo che forse mi sarei dovuta tagliare i capelli, per
rinnovare un po’ il look, comprare un vestito nuovo o della
biancheria sexy. La prima volta ero stata presa alla sprovvista,
ora mi sarei organizzata per essere il massimo della seduzione…
finto-casual minimal-chic, della serie mi sono appena svegliata e
sono cosi di natura: Io che avevo sempre puntato sulla mente
oggi puntavo sul corpo pensando di potercela fare e volevo
essere irresistibile. Grazie anche a quella corrente magnetica che
avevo avvertito mi sarei fatta notare in mezzo a tanta gente e
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