XL, l'house organ di OPES anno 2, n°5, maggio 2020 | Page 21

21 vorrà dare ad essi in base al proprio sviluppo e alle proprie esigenze. Alcuni obiettivi, poi, e alcune aree, sono destinati anche a far discutere molto a livello politico vista la loro valenza ideologica di non poco conto oltre che all’impatto socio-economico che possono creare. Ci riferiamo soprattutto agli obiettivi che coinvolgono le grandi migrazioni dall’Africa – o comunque da altri Paesi depressi o in via di sviluppo – che ormai da anni implicano politiche nazionali degli stati più esposti alle invasioni, mentre quelli più geograficamente protetti tendono a risolvere il problema solo con belle parole e qualche modesto aiuto economico. In Italia, giusto per fare un esempio attuale, che impatto avrà sul mondo del lavoro la recente sanatoria voluta dalla renziana ministra Bellanova di seicentomila clandestini con la scusa di inviarli nei campi per i raccolti, sapendo già che la maggior parte di loro farà perdere le proprie tracce non appena ottenuti i documenti? A voler essere pragmatici, e forse un po’ cinici, non ci sembra che la strada per ottenere gli obiettivi dell’Assemblea delle Nazioni Unite sia in discesa, anzi. La salita verso gli obiettivi in alcuni casi ci sembra impervia, in altri addirittura impossibile senza che voler concedere nuovi diritti ad alcuni finisca poi per sottrarre ad altri quello che fino a ora era una certezza. Pandemia, demografia fuori controllo, grandi eventi climatici indotti dall’inquinamento non aiutano certo un mondo del lavoro già in affanno. Probabilmente, perché si riesca a migliorare qualcosa, è tutta la visione del mondo che va riconsiderata, e non pensiamo che l’ONU o altri in questo momento siano in grado di farlo. Allora bisogna resistere e aspettare che la contingenza migliori.