XL, l'house organ di OPES anno 2, n°3, marzo 2020 | Page 34

AGENDA 2030: OBIETTIVO Garantire benessere e salute a tutti è l’obiettivo che l’ONU ha già in corso da tempo, ma che sarà valido soprattutto per i prossimi anni. Ma stiamo davvero parlando di risultati raggiungibili o sono soltanto pie illusioni? C’è da riflettere e cominciare a capire quali sono le reali possibilità di riuscita, distinguendole da ciò che si desidera fare ma che spesso è sempre più ascrivibile al “libro dei sogni”, anche se ci piacerebbe tanto che così non fosse. Sia chiaro, non desideriamo per niente essere negativi, anzi. E per dimostrarlo possiamo dare un’occhiata ai tanti progressi fatti negli ultimi decenni. Sul sito dell’ONU è sottolineato che ogni giorno muoiono 17mila bambini in meno rispetto al 1990. Una cifra che rimbalza nella mente come una biglia in un flipper se solo si provano a immaginare 17mila creature allegre e vocianti, che se una volta venivano strappate alla vita ora possono invece venire salvate. Questo è un gran bel traguardo, eppure ancora oggi ogni anno continuano a morire 6 milioni di bambini prima del compimento dei 6 anni di età. Le cause di morte? Le più disparate. Dalla fame alle malattie, dai peggiori virus ai malanni più stupidi, che per noi potrebbero essere facilmente curabili ma che in certi paesi hanno il significato di una condanna. Eppure, ogni giorno si continua a fare un passo in avanti. Come quando si cominciarono a vaccinare i bambini dal morbillo: inizialmente questo vaccino innovativo fu accolto da dubbi, ma divenne fondamentale quando ci si rese conto che il morbillo non era una semplice malattia che segna una tappa della crescita del bambino, così come l’avevano conosciuta i nostri nonni e altre generazioni ancora più in là nel tempo. Facendo dei conti adesso il risultato è che i vaccini contro il morbillo, dal 2000 ad oggi, hanno salvato la vita a 15 milioni e 600mila bambini. Una bella risposta a chi non li voleva. Si sta lavorando alacremente per raggiungere i risultati che l’ONU si augura. Anche se a volte l’impressione è che tutto, o quasi, venga lasciato 34 BENESSERE all’iniziativa e in certi casi anche al pressapochismo di organizzazioni private, ONLUS che non sempre hanno le capacità di gestire particolari e gravi problemi. Resta il fatto che per sanare certi gap è necessario impegnarsi di più in quelle situazioni dove è presente maggiore degrado e povertà. È provato, infatti, che i bambini nati in situazioni di povertà hanno, rispetto agli altri, quasi il doppio delle probabilità di morire prima del compimento del quinto anno dì età. Anche l’istruzione fa parte del “pacchetto” necessario a migliorare la qualità della vita. Non a caso i figli di madri istruite hanno più probabilità di sopravvivere rispetto ai figli di madri senza alcuna istruzione. Infine, dal 1990, nel mondo, la mortalità materna si è ridotta quasi del 50%; del 30%, o poco più, se invece parliamo di zone come il Nord Africa, l’Asia meridionale e l’Asia orientale. La possibilità di morire di parto rimane comunque di 14 volte superiore nei paesi in via di sviluppo rispetto agli altri paesi. Si cerca di fare e a volte si fa anche bene. Altre volte però perfino l’ONU non riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati, un po’ a causa dell’inefficienza di alcune organizzazioni, ma anche per la cattiva volontà dei tanti governi che siedono e concertano sotto la bandiera delle Nazioni Unite. Governi che sono spesso in disaccordo tra loro e che, più che fare, controllano che non si faccia per altri. Il risultato è che, in tutto il mondo, moltissime persone continuano a vivere vite difficilissime e a morire come mosche. Si potrebbe invece fare molto e senza particolari sacrifici; basta pensare, anche solo per