XL, l'house organ di OPES anno 2, n°2, febbraio 2020 | Page 34

LET’S delle comunità rurali locali, attraverso la formazione, attività di sensibilizzazione ed educazione ambientale al centro di conservazione del Giardino Botanico dell’isola con l’intensificazione della ricerca e conservazione”. Al secondo posto del premio Terre des Femmes si è classificata Emanuela Saporito. Il suo progetto si chiama “Orti Alti”, e lei lo racconta così: “Entro il 2030 più di metà della popolazione mondiale abiterà in città. Le città sono il luogo in cui si manifestano con più evidenza problemi ambientali e, allo stesso tempo, le città sono il luogo in cui si accentrano i problemi sociali. Proponiamo così la soluzione di OrtiAlti, un “dispositivo urbano” che intende agire su questo contesto a partire dai tetti piani degli edifici e dagli spazi urbani costruiti, ma abbandonati o sotto-utilizzati. Un progetto di impresa sociale dedicato alla realizzazione di orti di comunità per la rigenerazione urbana, in grado di intrecciare i benefici ambientali che i tetti verdi generano nei contesti urbani con la dimensione produttiva e di socialità degli orti. La prospettiva futura è che il progetto possa scalare sia a livello nazionale che internazionale, aumentando così il proprio impatto ambientale. In particolare, si intende lavorare sulla produzione di un manuale di azione dell’approccio OrtiAlti da diffondere tra enti pubblici, organizzazioni no-profit e privati, al fine di estendere l’impatto dell’azione, per ora testata solo in area torinese, e diffondere materiali formativi con un’attività di training e consulenza in remoto”. Al terzo posto del premio Terre des Femmes, si è classificata Marina Massaro. Il suo progetto si chiama “RecuperARTI”, e lei lo racconta così: “Oggi la scienza ci indica che abbiamo oltrepassato il limite di capacità di carico della Terra e che stiamo consumando le risorse naturali più velocemente di quanto 34 HEAL la biosfera le possa rigenerare. La produzione di rifiuti sta aumentando a un ritmo troppo elevato e per porre fine a questa correlazione è necessario che tutti gettino via meno e riutilizzino di più, rendendo così le economie più “circolari”. A partire da questa riflessione, penso di dare vita a RecuperARTI, centro di riuso creativo dove vengono raccolti, selezionati e immagazzinati materiali di recupero e scarti di aziende del territorio, per attivare un nuovo processo di loro recupero creativo e sostenibile. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la cittadinanza al rispetto ambientale ed al consumo responsabile, al recupero dei materiali di scarto in una prospettiva creativa-espressiva. La prospettiva per il prossimo anno prevede di consolidare una partnership con degli istituti scolastici locali e la realizzazione di residenze d’artista tematiche: gli artisti sono invitati a sviluppare relazioni con la comunità ospitante favorendo la sensibilizzazione della cittadinanza al rispetto ambientale, al consumo responsabile della materia e al riuso creativo”. Anche in Italia, malgrado il nostro “pessimismo cosmico”, si inizia a sentire la voce di qualche imprenditore illuminato che lancia progetti ecosostenibili, o comunque indirizzati verso la tutela dell’ambiente e del consumatore prima del profitto, che comunque alla fine ci sarà. Questo perché i consumatori preferiscono le aziende ecosostenibili e Nielsen, a tale proposito, rivela che il 66% dei consumatori è disposto a pagare di più per acquistare prodotti di brand sostenibili.