XL, l'house organ di OPES anno 2, n°2, febbraio 2020 | Page 33

33 IN PISTA ORMAI DA 60 ANNI, YVES ROCHER È UN MARCHIO CONOSCIUTO IN TUTTO IL MONDO NON SOLO PER LA QUALITÀ ECCELLENTE DELLE SUE REALIZZAZIONI MA ANCHE PER LA VOLONTÀ DI CREARE PRODOTTI SEMPRE ECOSOSTENIBILI CHE TUTELINO SIA IL PIANETA CHE I CONSUMATORI. Quindi, si può fare, e Yves Rocher ne è la prova. Si possono avere prodotti di grande diffusione – solo in Italia Yves Rocher ha creato ben 100 punti vendita negli ultimi 5 anni – a prezzi contenuti, ma animati solo con la filosofia della trasparenza delle formule, la qualità e la sicurezza di soddisfare gli utenti finali – soprattutto le donne – che ormai pretendono prodotti non testati su animali, rispettosi dell’ambiente, che siano completamente di origine vegetale, e con date certe per la conservazione. “La produzione è a La Gacilly, in Bretagna, sede dell’azienda da sempre: qui si coltivano, secondo i criteri dell’agricoltura biologica, più di 1.500 piante su 55 ettari. Con i loro estratti si realizza poi la maggior parte dei cosmetici, distribuiti in tutto il mondo” spiega Benoit Ponte, amministratore delegato Yves Rocher Italia. E aggiunge: “In questo modo si riduce l’impatto ambientale e si incrementa l’occupazione locale con stabilimenti nella zona di produzione”. Inoltre, Yves Rocher è stata anche la prima azienda francese ad adottare lo status di mission driver company, un particolare regolamento d’Oltralpe che premia chi produce tenendo d’occhio il bene comune, in assoluto rispetto dell’ambiente, con l’intento di ricollegare l’uomo alla natura. Una visione che farebbe benissimo anche all’Italia. Altro tema particolarmente sentito dall’azienda bretone è l’emancipazione femminile. La volontà di garantire un sempre minor divario tra la possibilità di realizzare progetti desiderati, immaginati, voluti dalle donne. Per questo, a dicembre, si è tenuta la quarta edizione italiana del Premio Terre de Femmes, dove le donne possono esprimere il loro impegno per il bene della natura e vengono poi, per questo, premiate con somme di denaro capaci di finanziare i progetti migliori. Quest’anno la vittoria è stata appannaggio di Marina Panisi, 25 anni, biologa ed educatrice ambientale, con un progetto che salvaguarda le lumache giganti delle isole São Tomé e Principe. In proposito si parla di terre stupende. São Tomé si trova in pieno Golfo di Guinea, a 250 km dalla costa nord-occidentale del Gabon e a 150 km dall’isola di Principe, con cui forma un unico stato e, a livello morfologico, fa parte di una catena montuosa vulcanica estinta, la linea del Camerun, alla quale appartengono anche Príncipe, Annobón e Bioko. Le zone costiere e la parte settentrionale dell’isola sono coltivate a cacao, caffè, copra, e palma, mentre le foreste e i pendii costituiscono il Parco Nazionale di Obô. Afferma Martina Panisi: “Nonostante la creazione del Parco Naturale di Obô, le attività di caccia, di deforestazione e l’uso spropositato delle risorse forestali, rappresentano una grave minaccia agli ecosistemi terrestri delle isole tra cui quello della Lumaca Gigante di Obô, culturalmente usata per la popolazione locale come medicinale e in uno status di quasi scomparsa definitiva. Le principali limitazioni all’efficacia a lungo termine del progetto sono dovute alla scarsa educazione ambientale dei professori, e in generale delle comunità rurali, e alla necessità di una fonte di reddito alternativa all’uso delle risorse forestali. Attraverso la storia di questa Lumaca, il progetto Forest Giants lavora con l’obiettivo di trovare soluzioni concrete e di sensibilizzare le comunità rurali sulla situazione critica delle foreste. Promuove la protezione della biodiversità nativa ed esalta il ruolo di ogni individuo per la sua salvaguardia, usando come specie bandiera questa specie e la storia del suo rapido declino. La priorità principale del progetto attualmente è garantire la sua continuità a lungo termine attraverso il coinvolgimento