XL, l'house organ di OPES anno 2, n°1, gennaio 2020 | Page 13

13 prendere parte ad una tre giorni a tutto padel, con delle clinic con i maestri iberici del World Padel Tour. Nel Paese che ha contribuito allo sviluppo e alla crescita di questo bellissimo sport andiamo a carpire i segreti di coloro che vantano i giocatori più forti al mondo.» La crescita e la credibilità di un Torneo si vedono anche nel numero delle aziende che lo sostengono e lo promuovono. In questa IV edizione avete avuto accanto realtà eccezionali. «Siamo rimasti meravigliati ed orgogliosi di questo. Aziende e brand importanti che hanno sposato la manifestazione ci permettono di mettere in palio premi di valore, di realizzare delle iniziative collaterali davvero carine e di regalare ai partecipanti anche del materiale tecnico di primissimo livello.» Dopo aver archiviato questa edizione, come procederete? Ci sono delle novità in cantiere o dei sogni da realizzare? «Il format rimarrà lo stesso, con le categorie “Tribuni” e “Senatori”. L’obiettivo è quello di portare questa manifestazione a livello nazionale. Siamo già andati oltre i confini di Roma, perché hanno già partecipato i circoli di Rieti e Latina. Siamo anche in contatto con alcuni club di Frosinone e presto potremmo entrare anche nel territorio di Viterbo, in modo da coinvolgere tutto il Lazio. In ogni caso il nostro sogno, che è un obiettivo da raggiungere, rimane sempre lo stesso: avere una Padel Cup di interesse nazionale, grazie pure alle relazioni che può vantare OPES al di fuori dei confini regionali.» C’è tanta curiosità intorno a questo sport e l’interesse aumenta di anno in anno. Gli atleti, così come gli agonisti che si iscrivono al vostro torneo, sono in continua crescita. Ma come ci si avvicina al padel? Molti potrebbero pensare che servono qualità tecniche sviluppate giocando a tennis. È così? «Il vantaggio che c’è nel padel rispetto al tennis è che per iniziare non serve la qualità tecnica necessaria in quello sport che, per citare il titolo del libro scritto da Adriano Panatta, l’ha inventato il diavolo. La racchetta non ha le corde e può essere utilizzata da tutti. Io consiglio di cominciare prendendo un pacchetto di lezioni con dei Maestri, per capire i movimenti e i gesti tecnici giusti da eseguire. Noi abbiamo la fortuna di avere un istruttore come Simone Carpentieri, direttore tecnico del settore padel di OPES, che è molto bravo a mettere in campo i giocatori. Una volta acquisiti i movimenti, l’atleta può anche andare da solo, l’importante è che il suo stile non venga viziato dai movimenti da autodidatta. È un po’ come lo sci: una volta appreso il gesto tecnico, si può andare avanti da soli e migliorarsi. L’aspetto fondamentale è acquisire quelle basi che permettono al giocatore di migliorare anche durante le partite.» con la Francia, anche se è leggermente avanti a noi, mentre con tutte le altre Nazioni europee ce la giochiamo.» Un passo alla volta, stilando dei programmi definiti e su base pluriennale, l’Italia può accorciare le distanze dai professori spagnoli del padel ed attestarsi come una scuola del Vecchio Continente che ha una sua identità ed un suo stile. Con le idee lungimiranti di Alessio Di Curzio e del suo fido amico e collega Fabrizio Loffreda e con i progetti di OPES a carattere sportivo, formativo e di promozione, quello che ai meno informati sembra soltanto una moda si trasformerà in un movimento di successo, in cui l’Italia potrà tranquillamente dire la sua. Stando così le cose, non c’è un’età giusta per iniziare. L’atleta può essere avviato al padel sin dalla tenera età. «Noi facciamo corsi per bambini. Quello che mi stupisce di più è la loro capacità di assorbire il gesto tecnico come delle spugne. Sono bellissimi da vedere, perché eseguono i movimenti alla perfezione. Una cosa importante che dovremmo andare ad affrontare con il settore OPES è la formazione dei Maestri per far crescere le nuove leve che costituiranno il futuro di questo sport.» Partendo dal basso, dal curare la tecnica dei più giovani, il futuro dell’Italia potrebbe essere roseo. Oggi, a livello agonistico, come siamo messi con gli altri Paesi? Siamo in grado di dire la nostra o dobbiamo crescere ancora? «Da quello che hanno detto gli Europei, contro la Spagna non possiamo ancora giocarci. Sono troppo avanti e nettamente superiori. È un po’ come accaduto nel calcio a 5: avendo iniziato prima, sono avanti con la didattica, con gli allenamenti e con tutti gli altri aspetti tecnici. Stiamo riducendo il gap La coppia maschile vincitrice della categoria “Senatori”, che volerà in Spagna per prendere parte ad una tre giorni di clinic con i maestri iberici del World Padel Tour.