XL, l'house organ di OPES anno 1, n°9, novembre 2019 | Page 26
possono essere infiniti. Per Roberto Tavani che cosa
ha rappresentato e come si è avvicinato a questa
opportunità?
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«Per me il Servizio Civile è stato un elemento fondamentale
per il mio percorso di crescita personale e per la mia
formazione professionale. Infatti, dopo quei dodici mesi,
nel 1995, io ho avuto l’opportunità di firmare un contratto
di lavoro con l’Associazione presso la quale svolgevo
questo servizio. Lo ribadisco sempre: il Servizio Civile è
un’esperienza che mi ha cambiato la vita, perché mi ha
permesso di entrare in contatto con l’associazionismo
di promozione sociale, con determinate attività e con
un contesto di volontariato in ambito lavorativo che per
me è stato fondamentale, visto che ha rappresentato
la prima opportunità di lavoro concreta con la quale mi
sono cimentato. Evidentemente questo lavoro è stato
particolarmente apprezzato, al punto che, quando ho
finito il Servizio Civile, mi è stato proposto un contratto
di lavoro».
Che cosa ha fatto per distinguersi durante i dodici mesi
di Servizio Civile e qual è, secondo Lei, la skill che le
ha permesso di raggiungere un obiettivo importante:
far sì che al termine del suo progetto l’Associazione le
proponesse una collaborazione?
«Durante il Servizio Civile in ARCI, mi sono occupato di
tutti quei progetti legati agli ambiti dell’immigrazione,
della lotta al razzismo e del contrasto ad ogni forma di
discriminazione. In particolare, credo che sia stato molto
utile per il mio percorso il fatto che io parlassi le lingue,
perché il dipartimento presso il quale svolgevo il Servizio
Civile ogni anno organizzava un Meeting internazionale:
il Meeting Antirazzista di Cecina. Il fatto di conoscere lo
spagnolo e l’inglese è stato un elemento decisivo per
distinguermi rispetto agli altri miei colleghi. Anche questa
era una skill che avevo acquisito grazie ad un’esperienza
di mobilità internazionale, visto che 2 anni prima avevo
“Credo che rendere
obbligatorio il Servizio
Civile per un periodo di
tempo inferiore ai dodici
mesi possa rappresentare
un’opportunità, tanto per
i giovani quanto per lo
Stato italiano”.
Roberto Tavani