XL, l'house organ di OPES anno 1, n°7, numero doppio agosto | settembre 2019 | Page 45

XXL / Agosto - Settembre 2019 apprendimento consiste nell’interazione tra i discenti e le concrete situazioni di cui fanno esperienza. Non vi sono insegnanti che impartiscono lezioni “ex-cathedra”: i giovani, gli animatori giovanili, gli educatori (trainer) sviluppano  insieme conoscenze e competenze, in una relazione “orizzontale”. I principi dell’apprendimento non formale sono: • utilizzo dei metodi partecipativi, incentrati su chi apprende; • progettazione in base agli interessi dei giovani; • la valutazione di fallimento o successo non è mai individuale ma collegiale (diritto di sbagliare); • realizzato in ambienti e situazioni nelle quali la formazione e l’apprendimento non sono l’unica attività; • il contesto di apprendimento deve mettere a suo agio i partecipanti; • le attività sono guidate da facilitatori dell’apprendimento, sia professionisti sia volontari; • le attività sono pianificate in base a obiettivi e si rivolgono a gruppi target specifici. Questo strumento educativo, mira ad aumentare la tolleranza e la consapevolezza tra i giovani di diversi paesi, culture e tradizioni, utilizzando una dimensione di educazione globale e attività di apprendimento interculturale. Sebbene ancora non del tutto riconosciuta, enti ed associazioni come OPES si impegnano a promuovere l’educazione non formale come metodo educativo virtuoso: c’è da prendere atto che l’educazione oggi non è più solo quella tradizionale impartita nelle aule scolastiche e universitarie, ma anche quella acquisita mediante l’azione sociale promossa dalle organizzazioni giovanili o, più in generale, dalle associazioni di volontariato. Nonostante negli anni si sia riconosciuta come sempre maggiore l’importanza dell’educazione non formale, si soffre ancora un certo ritardo nella spendibilità delle competenze acquisite nel mondo del volontariato all’interno della realtà professionale. Così come sta accadendo in altri paesi che stanno iniziando a riconoscere tali competenze, anche l’Italia, seppur lentamente, si sta adeguando. La nostra avventura belga continua… Noi volontari di Servizio Civile, arrivati a metà della nostra esperienza, possiamo ritenerci soddisfatti: il nostro bagaglio umano e di conoscenze si è notevolmente espanso rispetto all’arrivo, le capacità linguistiche anche, e se per qualcuno sarà l’inizio di una nuova vita qui, in questo piccolo paese così diverso, composito e cosmopolita chi può dirlo? Consigliamo vivamente questa esperienza sia per il bagaglio umano che per quello esperienziale che essa apporta. Bruxelles è una città straordinaria e grazie alla partecipazione al progetto di OPES “L’Europa dietro l’angolo” stiamo scoprendo nel concreto cosa significhi essere parte dell’Europa. I suoi lati positivi, le sue storture, la generosa capacità di tante organizzazioni che si mettono a disposizione con professionalità e umanità alla promozione di valori di cui oggi abbiamo disperato bisogno: l’Europa non è solamente una espressione geografica né una vuota unione politica, ma un cuore brulicante di progetti e aspirazioni. Ti rendi conto di persona che a Bruxelles avvengono processi centralizzati capaci di modificare la realtà di tante comunità locali grazie al loro impatto. Quello che conta è provare a non sentirsi mai estranei a queste comunità e, nei limiti del possibile, provare a “pensare globale-agire locale”. L’esperienza nella sua complessità ha tutti gli elementi per incuriosire, attivare e per poi liberare le migliori energie racchiuse in noi stessi! I Volontari del Servizio Civile 45