Viaggi in Lambretta - Mamma li turchi (2012) | Page 37

Come al solito la nottata non è delle migliori… i tir non dormono mai e sfrecciano alla velocità della luce (fortunatamente nessuno di questi è uscito di carreggiata altrimenti lo avremmo avuto in tenda), in più puntuale come un orologio svizzero il sole sorge alle ore 5 e spiccioli, portando con se un gran caldo che rende ben presto invivibile la permanenza dentro a quella che ormai è una serra del Vannucci. E’ la seconda volta che rimontiamo la tenda e già siamo migliorati un casino, nel giro di mezz’ ora tutto è nuovamente caricato sui mezzi. Siamo quindi in largo anticipo sulla tabella di marcia,basta fare colazione, il pieno e via! Ovviamente il sogno di arrivare a Istanbul velocemente si infrange immediatamente, come fossero legate da un filo invisibile Lambretta e Cagiva si guastano contemporaneamente nel giro di pochi km. Il Cagiva con un gran colpo perde per strada il bullone che teneva l’ ammortizzatore posteriore destro fisso al telaio, molto probabilmente a causa delle vibrazioni. Sempre per il solito motivo la Lambretta entra magicamente in riserva, il rubinetto della benzina si era allentato di brutto e “piangeva” benzina per strada. Ovviamente le riparazioni del caso vengono fatte a bordo autostrada con i soliti tir che ci facevano il pelo. Fortunatamente nessuno di questi ci aggancia e rimediando una vite del Cagiva dalla pedalina del passeggero posteriore che tanto non serviva e strizzando il rubinetto della Lambretta con un po’ di fil di ferro dopo una mezz’ oretta si riparte alla volta del primo benzinaio visto che io ne avevo per massimo 15 km. Al benzinaio troviamo anche un turchino che ci vende del pane locale che teneva in bilico sulla testa e quindi ne approfittiamo per colazionare e ripartire subitissimamente verso Istanbul. Ci dividono circa 110km dalla città ma il tutto viene reso più complicato dalle continue raffiche di vento che rendono la guida faticosa e pericolosa. Arrivati nei pressi di Istanbul le indicazioni per quest’ ultima svaniscono nel niente e ci mettiamo di più a fare gli ultimi 20km che il resto. A un certo punto scorgiamo sulla sinistra i minareti della moschea blu e entrati dentro le mura, ci buttiamo in città alla ricerca di un ostello per lasciare tutti i bagagli. Come al nostro solito san culo ci assiste e in un quarto d’ ora troviamo un’ ostellino in una viuzza sciaguratella dietro la moschea, in pieno centro. Il prezzo è 14€ a notte compresa la colazione e vista la posizione strategica accettiamo di buon grado. Scarichiamo le quintalate di bagagli sotto gli occhi degli abitanti curiosi della viuzza e mettiamo tutto nella camera che troviamo molto pulita e ordinata. L’ ostello è semplice ma curato… ci piace! Protetti sempre dal solito santo e nonostante da tutti i ristoranti ci tirassero per la maglia per mangiare da loro, come se sapessimo già dove andare ci siamo imbucati nel buiciattolo tipico in cui si mangia bene e si spende poo! Due insalate, una porzione di kebab di pollo con riso, salse pomodoro e insalata, una porzione di poplette di carne, due porzioni di patate fritte e due birre, pane e coperto… totale 38 lire turche ovvero circa 9 euro a testa per essersi sfondati… Marchettoni è battuto dai turchi! Dopo pranzo, come veri turisti ci buttiamo sulle visite ai monumenti principali raggiungibili a piedi: Moschea Blu e ex chiesa di S. Sofia. Ovviamente è tutto chiuso e sprangato: alla moschea era appena cominciata la preghiera e l’ imam aveva da fare i gargarismi per una mezz’ ora bona impedendo la visita a tutti i turisti, mentre a Santa Sofia era montato un set cinematografico. Quest’ ultimo tra l’ altro abbastanza ridicolo voleva essere ambientato in Italia a Roma ma non era molto convincente, soprattutto per gli attori che rappresentavano gli italiani che erano tutti turchini al 100% con barba e baffi di corredo… insomma roba da ridere. A questo punto, dopo aver fatto finta di essere i turisti organizzati e aver finalmente dimostrato che non serve a niente mettiamo in atto la modalità Simonetti-Bottacci ovvero andiamo a caso vedrai che qualcosa si trova! Da qui tutto cambia, Istanbul si piega al nostro volere e ci mostra le sue parti più vere: palazzo del sultano, parco vicino, ritorno alla Moschea Blu post preghiera (ci fanno entrare ma a me infilano una gonna per coprire le gambe… moschea bellissima… ma meno blu di quello che pensavamo), ritorno a Santa Sofia ma ancora pacco, visita alla zona del mercato (il bazar era già chiuso ma troviamo qualcosa che ugualmente ci fa felici: un mercatino abusivo improvvisato dove ognuno svuotava le proprie soffitte e le rovesciava per strada su dei lenzuoli… il nostro mondo).Uscendo da qui troviamo un’ altra delle mille moschee e… che fai non la vai a vedere… certo! Entriamo dentro e dopo aver visto la bellezza dei dipinti e delle decorazioni assistiamo (dal fondo perché ci hanno vietato di avvicinarsi) alla preghiera. Il tutto è molto suggestivo e difficile da commentare per scritto… comunque belle sensazioni! Terminata la celebrazione usciamo (sperando che non ci abbiano razzato le scarpe nel mentre) e chiediamo se possiamo lavarci i piedi come facevano tutti alla fonte che si trova nel mezzo di una specie di chiostro antistante la moschea. Ci viene risposto” no problem!” R