vitigni “fini” più abbondanti; poi, a questi erano subentrati
vitigni più resistenti, ma anche più “ordinari”.
Negli anni successivi a questa relazione ci fu un notevole
aumento della superficie agraria vitata, al quale non corrispo-
se tuttavia un altrettanto incremento nella produzione di vino.
Nei numerosi campi, in cui si facevano impianti di viti,
venivano immesse solo le varietà più feconde e più robuste e
si abbandonavano quelle delicate e poco produttive: ci si
preoccupava poco della qualità, in quanto si mirava ad otte-
nere vini igienici, sani, robusti e conservabili da immettere
sul mercato. Sul fronte del commercio con gli Stati esteri,
inoltre, il produttore doveva far bene i propri conti, riducen-
do il proprio guadagno e vince