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bevanda») fosse un antenato di quei vini santi che per tanti secoli si prepararono nel Veronese 11) . Grandi estimatori del vino furono anche i Longobardi, che giunsero in Italia nel 568, trascinandosi al seguito gli Svevi o Suevi (dai quali ebbe origine il nome di Soave); essi insediarono a Verona il loro re Alboino e, successivamente, il re Rotari che nel 643 emanò, forse dal suo castello in Valpo- licella (l’attuale Castelrotto), il famoso Editto nel quale è riportato l’elenco delle pene pecuniarie contro coloro che danneggiavano le viti e rubavano l’uva. Alto Medioevo Più difficoltose appaiono le ricerche sulla coltura della vite e sulla produzione di vino durante l’Alto Medioevo: prima del Mille, uniche fonti sicure sembrano essere i diplo- mi e i documenti privati riguardanti vendite, donazioni di terreni, successioni e contratti agrari in genere. In questi secoli l’espansione della vite nella Valle dell’A- dige è molto intensa a causa della crescente importanza della viticoltura nelle zone vicine al lago di Garda, in Valle Poli- cella (V. Prominianensa), in Val Pantena (V. Pantenata) e Valle d’Illasi (V. Longazeria) 12) . Dai documenti risulta pure che la coltivazione della vite era effettuata sia in collina che in pianura, però il vino alla Cfr. Cassiodoro M. A., Cassiodori Senatoris Variae, in “Monumenta Germaniae Historia”, libro XII, IV, München 1981, p. 363. 11) Cfr. Scienza A. - Failla O., La circolazione dei vitigni in ambito padano- veneto ed atesino: le fonti storico-letterarie e l’approccio biologico-molecolare, in “2500 anni di cultura della vite nell’ambito alpino e cisalpino”, Tren- to 1996, p. 195. 12) 14