scompigliano i ricci», e glieli tocco, final-
mente. Sono soffici, chiarissimi, sem-
brano fiocchettini di seta; inspiro, ma in
realtà l’annuso: percepisco un profumo
delicato di fiorellini di campo, sicura-
mente fiori celesti come i suoi occhioni
che brillano di rabbia, e avverto un sen-
tore dolce e secco di polvere di… “Fata…
Nina, sei bella come una fata”, penso am-
maliato, strofinando tra i polpastrelli i fili
morbidi dei suoi capelli ricciuti.
La fata, però, usa il portablocco per col-
pirmi la mano e farmi mollare la sua
ciocca.
«Ahi!», mi lamento. Non mi ha fatto niente
ma voglio farla sentire in colpa. «Sei vio-
lenta, Stage».
«E tu sei più delicato di una mammola,
Jensen…».
«Mi chiamo Stephen», la interrompo.
«E io sono qui per lavorare. Se non sba-
glio, pure tu, quindi spostati, Jensen, e
datti una mossa».
«Agli ordini!», rispondo pronto, ridendo;
batto i tacchi e mi porto la mano alla
fronte facendo il saluto militare. “Io ti
scopo, fata!”, penso, “e la mia è una mis-
sione”. Mi spunta un sorrisetto soddi-
sfatto quando mi scosto per lasciarla pas-
sare. La voglio da quando le ho piantato gli
occhi addosso, la settimana scorsa.
«Un bel tipino!», dice Bobby. Paul ridac-
chia e mi studia.
«Lascia le tue manacce lunghe lontano
dalla mia assistente. Non voglio che scappi
via urlando: ho bisogno di un aiuto»,
sbraita Woody, scocciato.
«E chi la tocca?», ma in me sento una voce
malefica che risponde: “Io! Ti tocco io,
Stage. Non preoccuparti che, vergine, lo
resti ancora per poco”.
BLACK KISS, R.V. Poggi - Newton Compton Editori, 2018
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