Keith Haring è nato il 4 maggio 1958, e il clima era mite
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di Gian Luigi Corinto
Tuttomondo Magazine
Keith Haring è nato il 4 maggio del 1958 a Reading nello Stato della Pennsylvania a un’ora scarsa di treno da Philadelphia. Era domenica e il clima era mite. Lui ha lasciato questo mondo in giovane età; è troppo giovane uno che se ne va a soli trentun anni, anche se era il 6 febbraio del 1990 e non faceva poi troppo freddo quel giorno a New York. Le sue grandi opere murali sono rimaste, sparse nel mondo, che lui amava tutto, come aveva testimoniato solo un anno prima a Pisa. Tuttomondo è il murale lasciato sulla parete del convento di Sant’Antonio, una strada come un’altra nella città della Torre Pendente. Per dipingerlo ci ha messo poco, una settimana appena, senza nemmeno buttare giù qualche schizzo di preparazione. L’aveva dentro il tema, il bene e il male che mettono bocca e piedi nell’esistenza umana. L’armonia e la pace nel mondo tremano sempre di fronte alla natura degli essere umani, buia e minacciosa più spesso di quanto si voglia far finta di credere.
della Torre Pendente. Per dipingerlo ci ha messo poco, una settimana appena, senza nemmeno buttare giù qualche schizzo di preparazione. L’aveva dentro il tema, il bene e il male che mettono bocca e piedi nell’esistenza umana. L’armonia e la pace nel mondo tremano sempre di fronte alla natura degli essere umani, buia e minacciosa più spesso di quanto si voglia far finta di credere.
Keith Haring è cresciuto come artista per le strade della New York degli anni Ottanta. Oggi lo conosciamo come uno degli animatori del movimento della street culture, nata nella sociologia delle comunità di basso rango, escluse dai giri della cultura dominante. Lui aveva scoperto l’interesse, un vero amore, per una comunicazione pop fatta con segni e disegni, già da bambino.
Era ancora piccolo quando guardava e rubava il mestiere al padre che disegnava fumetti per hobby, un dilettante. Che però gli ha trasmesso l’amore per i cartoon di Walt Disney, Charles Schultz e per i Looney Toons. Se li sarebbe portati dentro quei segni, per giocarci tutta la vita, ispessendo i contorni, facendoli tremare, brillanti di colori fondamentali.
Da adolescente era stato coinvolto nella Chiesa Evangelica di Gesù; ma lasciò presto l’ambiente religioso per girare l’America in autostop vendendo magliette, sperimentando droghe e amicizie, ma mantenendo in cuore il battito religioso dell’esistenza.
Per due anni, dal 1976 al 1978, si impegnò nello studio della grafica commerciale in una scuola professionale di Pittsburgh. Scoprì presto che gli aspetti commerciali del mestiere non gli interessavano più di tanto. Era l’azione artistica quella che andava cercando con tenacia e che avrebbe trovato finalmente.
Si fece ispirare soprattutto dalla lettura di The Art Spirit, un libro di Robert Henri pubblicato nel 1923. Intanto studiava le opere di artisti come Jean Dubuffet, Jackson Pollock e Mark Tobey; sentì l’influenza del lavoro di Pierre Alechinsky e di una lecture dello scultore Christo ascoltata nel 1978. Da Alechinsky trasse l’idea di dipingere opere di grande dimensione, usando, tuttavia, uno stile calligrafico; da Christo prese l’attitudine a coinvolgere il pubblico nella propria azione artistica.