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do risolveva un enigma. Era un sorriso di puro divertimento,
avulso da confronti sterili, perché ogni
confronto qui è inutile: siamo nello stesso identico
ambito mysteriano (attenzione, non nello stesso universo
narrativo!), quindi non può esistere un confronto.
Sarebbe come domandarsi: è meglio Martin Mystère
oppure Martin Mystère?
Non è una dicotomia!
Diavoli dell'inferno, non è neppure un’opzione!!
Il BVZM ci ha abituato a passare da un mystero ad
un altro, da una situazione imprevedibile a una impossibile,
ci ha abituato (con intelligenza) ad alzare
la nostra soglia dell'incredulità, passo dopo passo,
pagina dopo pagina. Ci ha abituato a cambiare panorama,
ambientazione, persino mondo, in un battito
di ciglia. E io ho adorato ciascuna di queste storie,
non importa quanto diverse ed alternative.
Con le NAC, tutto lo staff (a partire da Alfredo, i
curatori, gli sceneggiatori, i disegnatori e pure il
sottoscritto) ha fatto un passo in più: cambiare mondi
+ personaggio, ma non nella speranza di ingaggiare
nuovi tipi di target. Questo, signori, ve lo
escludo a priori.
Certo, la spettacolarità delle scene e della resa a colori
(se mi permettete) rende il progetto accattivante
ad una prima superficiale visione.
Ma l'attenzione è sempre stata su di voi, lettori in
grado di capire come un'operazione del genere non
si contrapponga proprio a nulla, ma vada ad espandere
un universo fumettistico geniale, fatto essenzialmente
di qualsiasi cosa salti in mente al suo
creatore, che non si ferma davanti a rigide definizioni
commerciali ma che va oltre, alla ricerca di un
prodotto nuovo e complementare.
Il mio consiglio è dunque questo: leggete e divertitevi,
perché questo è lo scopo ultimo del BVZM, pensando
che le diverse prospettive da cui i Mysteriani
(tutti sceneggiatori professionisti in scuderia Bonelli
da eoni, ormai) sono partiti per delineare queste due
serie sono un angolo, UN solo preciso angolo da cui
l'universo fumettistico di Martin può essere visto, e
che non sono un out-out, ma un plus.
E nel plus, aggiungo anche lo splendido lavoro dei
disegnatori, che si sono prestati, a volte con fatica, a
reinterpretare un personaggio già delineato seguendo
tratti nuovi, necessari per ribadire la priorità di
un punto di partenza diverso per una produzione
diversa.
E aggiungo anche il mio, di lavoro.
Perché mi rende orgoglioso aver regalato unità a
questo progetto enorme, aver cercato ponti e collegamenti
in ciascuna tavola e in ciascuna sequenza,
non solo a livello narrativo ma a livello iconografico.
E perché sicuramente il fatto di vedere Martin a colori
è un plus, qualcosa di mai visto prima.
Ancora una volta niente confronti, perché i confronti
chiudono il cervello, mentre un lettore del BVZM
tiene ben spalancati entrambi gli emisferi: qui non si
parla di confronti, ma si parla di tasselli di un puz-