Tutti i Bollettini di AMys IL BOLLETTINO DI AMYS nr. 37-2017 | Page 6

PAGIN A 6 mente il tuo lavoro nell'ambito della casa editrice, quali sono i passaggi editoriali a cui vengono sottoposti i tuoi disegni? F.P. - Il rapporto di “lavoro” è diver- so a seconda del curatore della serie. In genere non ci sono dei passaggi editoriali complicati. Una volta realiz- zate una decina di tavole le porto in redazione, perché vivo a Milano, dove le analizziamo (col curatore) per even- tuali correzioni. Lavorando in digitale questo procedimento è divenuto una regola ed è un punto di forza per le nuove generazioni di disegnatori. Questo permette di avere un disegno più “calzante” con la sceneggiatura. Non a caso, è il punto di forza delle NAC! C.B. - Mi interessa particolarmente il tuo modo di lavorare in digitale: ci puoi descrivere come nasce e come sviluppi materialmente una pagina di Martin Mystère? Quali software usi e dove e come interviene in tale contesto l'artigianalità del tuo lavoro? F.P. - Per prima cosa, va letta la sce- neggiatura: sembra scontato, ma non sempre viene fatto in modo corretto. Poi, cerco miliardi di riferimenti foto- grafici su internet e comincio ad elabo- rare la sequenza a mente. Dato che lavoro in digitale, il 90% delle volte realizzo direttamente una bozza della tavola, che non è una matita vera e propria, ma è sufficientemente detta- gliata per permettermi di realizzare l’inchiostrazione. Successivamente realizzo la matita: per le illustrazioni in qualche occasione passo all’analogi- co, cioè la eseguo su carta, altre volte la realizzo direttamente col PC. Per l’inchiostrazione lavoro in digitale, utilizzando il programma Clip Studio Paint (la versione giapponese, perché è sempre quella più aggiornata). Per quanto riguarda il colore, utilizzo esclusivamente Adobe Photoshop. C.B. - A proposito di lavoro in digita- le, so che sei al lavoro su una storia di Martin sceneggiata da Sergio Badino nella quale, tra gli altri, c'è il personag- gio di Mark Pollard, apparso per la prima volta ne “Il Grande Houdini” (nr. 285 – 2006), agente di Altro ve, illusio- nista che appartiene allo CSICOP: si tratta del “Committee for the Scientific Investigation of Claims Of the Paranor- mal”, che si richiama apertamente al CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale). La cosa carina è che lo scorso ottobre ho incontrato, a Milano, nell'ambito della manifestazione Stranim o nd i 2016, la persona reale a cui il personaggio di Pollard si ispira e cioè Massimo Poli- doro: alla fine dell'incontro, la sua fotografa ufficiale, la brava Roberta Baria, gli ha scattato delle foto in va- rie pose che doveva inviare a un dise- gnatore di fumetti per fargli un mo- dello 3D... non è che tu ne sai qualco- sa? F.P. - Come è piccolo il mondo! Que- sto mi dà lo spunto per svelare un mio sistema di lavoro. Amo tantissimo il 3D. La mia personale visione del fu- metto è che dovrebbe essere una com- mistione di 3D e 2D ma ad oggi questa integrazione, per come la penso io, non è ancora una strada praticabile. Però ci sono altre vie ed una di queste è quella di creare degli studi tridimen- sionali dei personaggi, così da avere un “manichino” virtuale sempre a di- sposizione. Colgo l’occasione per rin- graziare Massimo Polidoro e Roberta Baria per avermi supportato in que- sta mia richiesta. In questo caso speci- fico il manichino sarà anche in grado di parlare come un perfetto avatar 3D. In sostanza, avremo un Pollard (Massimo Polidoro) virtualmente vi- vo. C.B. - Ahahah! Ottimo, mi è venuta un'idea: potremmo prestarlo a Massi- mo, sempre preso da mille impegni, tra viaggi, televisioni e libri (un po' come il BVZM) così che potrebbe farsi sostituire all'occorrenza da questo clo- ne virtuale di fattura piacentiniana! Dato che ne stiamo parlando, ci puoi anticipare qualcosa in particolare su questa storia e della tua collaborazio- ne con Sergio Badino? F.P. - Grazie ad una cena AMys ho avuto la fortuna di conoscere Sergio. Ed è scattata subito la scintilla. Sergio