Tutti i Bollettini di AMys IL BOLLETTINO DI AMYS n. 48-2019 | Page 9
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Per quanto riguarda il BVZM, è estremamente vario
anche lui e ha un potenziale pazzesco, ma soffre di
una caratteristica che è al contempo la sua forza e la
sua debolezza, cioè l'essere legato a "mysteri" se non
reali perlomeno condivisi dall'immaginario colletti-
vo. E questi mysteri, ahimè, sono un numero finito!
Quindi la difficoltà maggiore è trovarne di "nuovi" o
perlomeno di rielaborare quelli già presentati. E
anche questa, in definitiva, è una sfida molto stimo-
lante. Il fatto che sia un fumetto grosso il doppio
dello standard Bonelli per uno sceneggiatore è fan-
tastico, perché permette di scrivere storie di ampio
respiro senza doverle dividere in due albi. Lavorare
con Castelli poi mi piace moltissimo peccato ci sia-
no poche occasioni, perché i collaboratori sono tanti
e le uscite poche essendo bimestrale.
CLAUDIO: Come hai conosciuto Alfredo Castelli,
hai qualche aneddoto in particolare? Come si è arti-
colata la tua collaborazione con il BVZA?
GIOVANNI: Ho conosciuto Castelli ben prima di
cominciare la mia collaborazione con la SBE, ma per
ragioni al di fuori della portata di entrambi sono
riuscito a lavorare con lui solo negli ultimi tempi e
solo con questo albo. Mi piacerebbe che succedesse
di nuovo, anche perché io stesso sono un fan del
BVZM. E poi diciamocelo, lavorare con il Pitore di
Santini in persona è sempre emozionante! Tra l'al-
tro, abitiamo tipo a
metri l'uno dall'altro ma non
ci siamo mai incontrati per strada, solo in redazione
o in altre occasioni "di lavoro". Adesso che lui è in
pensione per modo di dire abbiamo però intenzio-
ne di andare a mangiare qualcosa insieme nel no-
stro quartiere, da buoni vicini. Per Il cervello quanti-
co , con Castelli ci siamo confrontati sul soggetto,
che mi ha approvato senza grosse modifiche, e in
fase di sceneggiatura sono stato totalmente libero.
Non mi pare abbia fatto correzioni sostanziali
anche se non ho ancora visto il prodotto uscito in
edicola, essendo al momento in vacanza dall'altra
parte del mondo .
CLAUDIO: Qualcuno ha visto tra le fonti d’ispira-
zione de Il cervello quantico il film di fantascienza
Next 2007 con Nicolas Cage, a sua volta libera-
mente ispirato al racconto di Philip K. Dick Non
saremo noi The Golden Man,
. L’idea base,
utilizzata in modo ancora diverso, la si ritrova nella
serie tv FlashForward a sua volta tratta dal ro-
manzo Avanti nel tempo di Robert J. Sawyer. Nel-
la tua storia c’è però la meccanica quantistica, teoria
che trovo molto interessante per costruire trame di
fantascienza io stesso ho pubblicato per la Delos
Digital un racconto, L’adunanza delle sirene serie
Urban fantasy heroes di Emanuele Manco nel
quale ho dato la mia interpretazione quantistica a
proposito di taluni demoni elettronici che irrompo-
no nella nostra realtà assumendo le vesti delle divi-
nità più disparate nell’occasione, feci anche un
omaggio alla storia mysteriana Fantasmi a Man-
hattan e all’elettromagia di Mr. Henry, te lo invio
così che tu possa leggerlo. Il cervello quantico poi è
tema centrale di innumerevoli pubblicazioni, che
mescolando scienza e misticismo prospettano poteri
mentali immensi e insospettabili. Quali sono dun-
que le tue fonti e la tua personale interpretazione di
questi temi?
GIOVANNI: Almeno consciamente non mi sono
ispirato tanto a Next , che ovviamente ho visto
nonostante ci fosse Nicholas Cage , quanto a film
tipo L'uomo che fissava le capre o I figli del fuoco .
Quanto al cervello quantico, è una cosa di cui mi ha
parlato inizialmente un'amica, e su cui poi mi sono
documentato. Nonostante sia una teoria affascinante
non mi pare abbia particolari basi scientifiche, un
po' come quella secondo cui utilizziamo solo una
parte del nostro cervello, però era una bellissima
idea per una storia mysteriosa! E soprattutto mi
affascinava l'idea di vedere un mondo immobile,
fisso nel tempo ma non nello spazio la protagonista
può muovercisi . Il che ci riporta alla mia dannata
mentalità cinematografica la prima obiezione di
Alfredo è infatti stata "bella idea, per un film. Ma in
un fumetto come facciamo a far capire che è tutto
immobile? Nei fumetti tutto è SEMPRE immobile!"
Poi in qualche modo abbiamo trovato delle soluzio-
ni, ma è stato uno di quei casi in cui mi sono sentito
un po' colto in fallo. Appena sarò su un PC leggerò
il tuo racconto! Grazie!
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