Tutti i Bollettini di AMys IL BOLLETTINO DI AMYS n. 48-2019 | Page 13
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stata la mia passione più grande.
CLAUDIO: Come è nata l’idea de Il mondiale che
non c’era ? Quanto di vero c’è nella storia, per para-
frasare la rubrica del BVZA?
MIRCO: L’idea è nata da Ivo Lombardo che, a diffe-
renza di Andrea e me, è un grandissimo appassio-
nato di calcio. Per quel che riguarda quanto c’è di
vero in questa storia, credo ci sia tanto quanto
ognuno di noi lo desideri.
IVO: La mia passione per il calcio mi ha portato
anche a interessarmi delle leggende metropolitane
legate a questo sport. Quella del Mondiale in Pata-
gonia è, in assoluto, una delle più suggestive. Ne ha
scritto il grande autore Osvaldo Soriano, ma l’ho
vista ripresa anche in diverse riviste e non solo di
calcio oltre al bellissimo mockumentary Il mundial
dimenticato di Garzella e Macelloni presentato alla
mostra del cinema di Venezia del
. L’argomen-
to mi è piaciuto così tanto che ho deciso di scrivere
una breve bozza di quello che avrei voluto racconta-
re, ne ho parlato con Andrea e, insieme ad altre
idee, l’abbiamo presentata a Castelli durante un
pranzo di lavoro. Alfredo tra tutte le bozze ha valu-
tato positivamente proprio quella e ci ha chiesto di
svilupparla, cosa che ne nei mesi successivi abbia-
mo fatto anche assieme a Mirco.
ANDREA: ...tutto e niente, come accade spesso
nelle storie del BVZM. Ma in fondo è bello così, no?
L'idea iniziale comunque è stata di Ivo e non poteva
essere diversamente!
CLAUDIO: Come vi siete divisi i compiti? E come
vi siete organizzati per poter lavorare a sei mani?
MIRCO: Prima di iniziare a scrivere il soggetto
definitivo da presentare a Castelli ci siamo incontra-
ti molte volte. Comunque, dopo tante lunghe e spes-
so divertenti discussioni, siamo riusciti ad arrivare a
un soggetto che ci è sembrato convincente e che di
conseguenza è riuscito a convincere Castelli. A
differenza di quanto si possa credere, lavorare a sei
mani non genera pastrocchi, ma casomai il contra-
rio. E questo perché c’è un maggiore controllo su
ogni singolo passaggio. Va detto inoltre che ognuno
si occupa delle parti a lui più congeniali, che nel
mio caso sono i dialoghi a cui però conseguente-
mente gli altri due fanno pelo e contropelo .
IVO: Nel mio caso, le parti a me più congeniali
sono l’approccio scientifico sono biologo e la revi-
sione dei testi, oltre che la ricerca delle fonti e delle
location più adeguate.
ANDREA: È stato uno scambio continuo di idee,
suggestioni, materiali e di revisioni "stratificate".
Credo che se la storia ha un merito è quello di essere
una sintesi delle diverse sensibilità di noi tre autori.
CLAUDIO: Qual è il vostro rapporto con Alfredo
Castelli? Avete qualche aneddoto da raccontare in
proposito?
MIRCO: Il mio rapporto con Castelli è di grande
amicizia e di stima incondizionata. Inoltre Alfredo è
una delle persone più divertenti che io conosca. Di
aneddoti ne avrei a decine, ma in questo momento
non mi viene in mente nulla che possa essere reso
pubblico.
IVO: Stupendo! L’ho conosciuto alla Bonelli, dopo i
primi approcci con la casa editrice, avuti con Mauro
Boselli e il personaggio di Dampyr. Mi ha colpito la
sua immensa cultura e la solarità nei rapporti uma-
ni. E non smetterò mai di ringraziarlo per avermi
inserito nello staff della miniserie Le nuove avventu-
re a colori di Martin Mystère .
ANDREA: Per raccontare degli aneddoti su Alfre-
do e sul rapporto che ho con lui non basterebbero
una decina di queste interviste. È un personaggio
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