The magazine MAQ May-June 2019 | Page 156

Fausta Dossi - Dopo la guerra

La seconda guerra mondiale era da poco terminata quando iniziarono le vendette, le ritorsioni. Frequentavo, in quegli anni, una bambina mia compagna di classe che aveva da molti anni il padre in guerra, in prigionia: la sua famiglia, composta anche da due fratellini ancora piccoli, era rimasta senza la guida paterna e quindi in grande povertà. Durante la guerra i tedeschi avevano installato in paese una loro base, la t.o.d.t. proprio nella nostra scuola, costringendo noi bambini ad usare spazi comunali di fortuna. In casa di questa bambina normalmente non c’era molto da mangiare, però alcune volte, quando andavo a casa sua, lei mi offriva della cioccolata, del latte condensato in scatola, dello zucchero, tutte cose che venivano comprate a caro prezzo sul mercato nero, perché tutti noi avevamo la tessera per razionare il cibo e non capivo come mai lei aveva queste cose buone. Un giorno stavamo giocando nella mia stanzetta quando vedemmo dalla finestra della gente che correva urlando verso la piazza. Decidemmo di andare a vedere cosa stesse succedendo, senza pensare d’avvisare i miei genitori che sicuramente mi avrebbero proibito d’uscire. Seguimmo le persone che correvano, fino a che tutti si fermarono sotto il Municipio dove anche noi ci fermammo. In alto, sul balcone del comune, c’erano degli uomini che si sbracciavano urlando che erano partigiani, ma io li avevo sempre visti in paese durante la guerra, loro gridavano dentro un megafono mentre una donna, seduta

su una sedia, gridava e piangeva. L’uomo col megafono diceva con voce irosa: "Volete che rasiamo a zero i capelli di questa donna che è andata coi tedeschi?”