MACERATA
FERMO
ANCONA
PESARO
Indiscusso il primato provinciale della Quercia di
Passo di Treia, di proprietà di Gino Palmucci. Proprio
a questa quercia era andata la bandiera quale albero
nr. 1della regione da parte del WWF. Il fusto ha una
circonferenza di m. 6,45; 24 metri è l’altezza, 34 il
diametro della chioma, 450 anni l’età. L’aneddotica è
ricchissima e impossibile da condensare. Purtroppo,
circa due anni fa, la splendida quercia è stata colpita
da un fulmine che ne ha quasi dimezzato la chioma.
Non altrettanto netto, ma sicuramente meritato, è il
posto di albero nr. 1 della provincia che assegniamo
al cedro di Villa Simonetti, a Osimo. Non sarebbe
stato così se un incidente atmosferico non avesse
dimezzato la splendida Cerquagrossa di Serra de’
Conti. Le misure di questo monumento naturale sono:
m. 7,30 la circonferenza, 25 l’altezza, 36 il diametro
della chioma; una chioma, peraltro, più volte massacrata dalle pesanti nevicate del 1956, del 1985 e
del 2005. Eppure il cedro avrebbe potuto non esserci
più. Infatti durante l’ultima guerra i tedeschi aveva
occultato sotto la sua chioma tutto il loro deposito
di munizioni. Sarebbe bastato che una sola delle
centinaia di cannonate scagliate verso la villa dagli
Alleati avesse colpito il cedro, che l’albero stesso e
l’intera villa sarebbero stati polverizzati.
Se prima nessuno avrebbe potuto competere con la Cerquabella di Montegiorgio, oggi forse l’albero che ne raccoglie
l’eredità potrebbe essere quello che abita a poca distanza
dal rudere della gloriosa quercia, cioè la roverella che fa
ombra con la sua amplissima chioma, alle rovine dell’antico
teatro romano di Falerone (m. 5,35 la circonferenza del fusto,
28 l’altezza, 32 il diametro della chioma, 350 anni l’età). Fra
gli aneddoti che si raccontano, c’è quello di aver ricevuto gli
apprezzamenti e il compiacimento di Gigi Proietti, impegnato
nella scena di un film sulle gradinate del teatro.
Nonostante la presenza nella provincia della Cerquagrossa di Cagli (una delle più grandi in assoluto della
regione), riteniamo che il primato vada al suo albero
più famoso: il Tasso del Monastero di Fonte Avellana:
4,90m la circonferenza del fusto. Era opinione dei
frati del monastero che esso avesse mille anni ma,
una cinquantina di anni fa, un dirigente del Corpo Forestale della provincia di Pesaro decise di effettuare
l’esame inappellabile, quello della conta degli anelli
mediante il succhiello di Pressler. Il risultato fu: 430
anelli (perciò 430 anni, che oggi sarebbero 480). Qui
si accese l’eterno conflitto tra fede e scienza. “La
scienza può dire quel che vuole – sentenziò padre
Enrico Ottaviani, il più accanito fan dell’albero – per
me il Tasso continuerà ad avere sempre mille anni”.
WHY MARCHE / 29