Tesi di Laurea di Davide Roberto in Etnomusicologia (Dams - Musica) Tesi di Laurea in Etnomusicologia di D. Roberto | Page 46

3.4 Pino Zimba: “voce e tamburo” di Aradeo 94 Giuseppe Mighali, Pino per i paesani di Aradeo 95 è recentemente scomparso, il 13 febbraio 2008. È stato tra i personaggi più popolari e apprezzati della tradizione popolare salentina della pizzica-tarantata, era un tamburellista di tradizione ed innovazione, voce ed animatore della pizzica e testimone dei tarantatati. A dieci anni Pino iniziò ad aiutare il padre (Francesco) nell’attività di fruttivendolo per la vendita di fichi secchi e olive, ai grossisti in Lecce. Pino apparteneva alla grande famiglia degli Zimba di Aradeo, clan presente nella cittadina leccese. Caratteristica dei maschi della famiglia era ed è quella di essere coesa e fiera delle origini e della propria tradizione di uomini liberi. Nessun può far loro degli sgarbi. In Aradeo il clan degli Zimba, si riunisce nella “Taverna” ovvero “la puteca de vinu”, come loro stessi la chiamano. Qui avveniva l’iniziazione dionisiaca degli stati di felicità ritmati dal tamburello a battere di pizzica. I fratelli Zimba 96 ne erano esecutori del Salento. Pino ha visto il padre “ballare la pizzica” 97 fino al 1963, a causa di un morso di un “tarantone” come egli stesso riferiva. A suonargli la pizzica affinché il padre potesse ballare, vi era la suocera Ines con tamburello e voce, ai quali si aggiungevano i fratelli Antonio e Luciano, accompagnati da un loro cugino Zimba alla fisarmonica. 94 LUIGI CHIRIATTI, Giuseppe Mighali. Zimba. Voci, suoni, ritmi di Aradeo, Edizioni Kurumuny, Calimera, 2006, pag.17. 95 Una città del Salento in provincia di Lecce. 96 Gli zii di Pino Zimba: Luciano, Antonio e Gerardo Zimba. 97 Francesco Mighali iniziò a ballare a 19 anni e continuò a farlo per 21 anni. All’inizio del fenomeno ballò per due giorni interi, col passare del tempo, meno. Si diceva in paese che il padre di Pino fosse stato morso sul collo durante una raccolta di legumi, a maggio del ’44, caricandosi un fascio di piselli sulla spalla. Dopo questo evento Francesco Mighali continuò a lavorare, ma con l’arrivo della festa dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno, a lui gli cadeva addosso tanta tristezza che, come conseguenza, gli portava voglia di ballare. Se la musica non c’era, allora il corpo rimaneva fermo come morto, non reagendo fino a che non risentiva il suono ritmato del tamburello. A volte nei momenti di oltrepassamento (trance), diceva che non voleva ballare, che non voleva sentire neanche il suono, però la moglie e i fratelli, che lo conoscevano bene, aspettavano il momento opportuno per riprendere a suonare. Allora il padre di Pino, da coricato sentendo la musica si metteva a ballare. Ballava puntando l’alluce su di un’immagine di Santo Paolo posta per terra nella sua abitazione e chiedendo la grazia. 46