Tesi di Laurea di Davide Roberto in Etnomusicologia (Dams - Musica) Tesi di Laurea in Etnomusicologia di D. Roberto | Page 29
3.1 Salento e Tarantismo
Così viene descritto il Salento da Cosimo de Giorgi 52: “Terra tra i
due mari Adriatico e Ionio partendo da una linea condotta dal punto più
interno del golfo di Taranto fino alla contrada del Pilone a nord di
Ostuni.”
La penisola Salentina, terra di intensi scambi tra civiltà, è un’antica
porta d’Italia, punto di contatto tra Oriente ed Occidente, tra Grecia e
Magna Grecia.
Descritta anche da Ernesto de Martino nell’opera letteraria “La terra del
rimorso”, che, più di tutte descrive meglio il tarantismo 53 e il morso
della “taranta” 54.
Vi sono fondamentalmente due tesi legate al tarantismo 55, e sono quella
di Marius Schneider e per l’appunto quella di Ernesto De Martino.
52
Cosimo De Giorgi (Lizannello, 9 febbraio 1842 – Lecce, 2 dicembre 1922) è stato scienziato italiano e
nel corso della sua vita affiancò, alla professione di medico, quella di insegnante. Ma a queste egli
aggiunse un’intensa attività di ricerca e di studio che, riflettendo in pieno l’ampiezza dei suoi interessi
culturali, abbracciò campi vastissimi ed eterogenei, tra i quali la geografia stessa.
53
Il tarantismo fu portato a conoscenza grazie alle crociate dei cristiani che testimoniano casi di
avvelenamento da parte della tarantola. Si connotò come fenomeno storico religioso che caratterizzò
l'Italia meridionale e in particolare la Puglia fin dal Medioevo; visse un periodo felice fino al XVIII
secolo, per subire nel XIX secolo un lento ed inesorabile declino. Le vittime più frequenti del tarantismo
erano le donne ovvero le tarantate, in quanto durante la stagione della mietitura, le raccoglitrici di grano o
di tabacco erano maggiormente esposte al rischio di essere morsicate da questo fantomatico ragno. Ma tra
i tarantati vi potevano anche essere gli uomini.
54
La tarantola che morderebbe e che provocherebbe la crisi legata al tarantismo stesso.
55
Nel secolo scorso si è trattato molto il tema del tarantismo in ambito antropologico ed
etnomusicologico. Vi riporto l’interessante testo d’apertura del videodocumentario “La Taranta” di
Gianfranco Mingozzi del 1962 girato in Salento: “Questa è la terra di Puglia del Salento spaccata dal
sole e dalla solitudine, dove l'uomo cammina sui lentischi e sulla creta; scricchiola e si corrode ogni
pietra da secoli. Anche le pietre squadrate, tirate su dall'uomo. Le case grezze destinate alla misura del
dolore e della speranza seccano e cadono nel silenzio. Avara è l'acqua a scendere anche dal cielo, gli
animali battono con gli zoccoli un tempo che ha invisibili mutamenti. I colori sono bianchi, neri, ruggine.
È terra di veleni, animali e vegetali. Qui esce nella calura il ragno della follia e dell'assenza; s'insinua
nel sangue di corpi delicati che conoscono soltanto il lavoro avido della terra, distruttore della minima
pace del giorno. Qui cresce tra le spighe del grano e le foglie del tabacco la superstizione, il terrore;
l'ansia di una stregoneria possibile, domestica. I geni pagani della casa sembrano resistere ad una
profonda metamorfosi tentata da una civiltà durante millenni. L'estate, la stagione pesante dei Greci
scivola come polvere, acceca l'acqua nei pozzi; la luce bianchissima stride negli occhi e la noia penetra
nell'interno dell'uomo, matura verso l'irrazionale i suoi sentimenti, deforma gli istinti. I tarantati dicono
di sentire la noia all'inizio del male. Male che viene curato con le cadenze di una musica fortemente
ritmata e continua e con la danza della piccola taranta, la tarantella.”
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