Tennis World Italia 53 Tennis World Magazine 53 | Page 32

le sopracciglia cespugliose come nessuno dei suoi sola è più robusta, cresce più dritta. Il terreno risulta Wimbledon, chiuso nelle serre, emetteva i primi campi potrebbe mai essere. «La prima richiesta più compatto, meno soffice, dunque il rimbalzo è più vagiti. Le piantine furono fatte germogliare, e alla era di abbassare la velocità del rimbalzo. Abbiamo alto». L’effetto è di circa un decimo di secondo in più: fine del torneo, sui campi vennero impiantati gli steli stabilito di alzare di due sembra niente, ma è un già cresciuti, con una millimetri il taglio dell’erba, dai sei agli attuali otto, ma altro tennis. «Resta il fatto che la segale, proprio tecnica ben più complessa di quella della semina. Era soprattutto abbiamo optato per un’erba che a perché robusta, ci ha permesso, l’anno scorso, di questa la grande trovata dell’omino Seaward. E Wimbledon non si era mai vista prima. La più semplice e ovvia fra tutte. Segale, al cento per cento. Un’erba tosta, che cresce senza intricarsi, in modo dare una risposta anche alla seconda parte del problema, che era quello di ridare smalto ai campi in tre settimane, dai Championships al torneo pazienza se i ribattitori ne hanno approfittato. Nadal tre anni fa, Djokovic due. «Ma l’hanno scorso ha vinto Federer», dice Stubley, con un pizzico che l’aerazione fra gli steli sia facilitata dalla normale conformazione». Il primo atto è ancora oggi variamente criticato nel mondo del tennis. Di fatto, quei due millimetri di erba più alta hanno trasformato Wimbledon. Il torneo degli attaccanti è diventato quello dei ribattitori, Federer ha cessato di vincerlo tutti gli anni, e l’erba ha assunto nomignoli che fanno arrabbiare sia il canuto mister Seaward sia il suo figlioccio, Neil: “l’erba spagnola”, “i campi in erba battuta”. «La velocità è sempre la stessa», ribatte oggi il capo giardiniere Stubley. «La segale da olimpico. La soluzione è venuta dai pre-germogli». d’orgoglio in più del necessario. A ribadire che la segale è davvero, come dice lui stesso… «La più democratica delle erbe». In pratica, mentre un Wimbledon entreva in scena, un secondo