Tecnologie Meccaniche Luglio 2025 | Page 29

E conomia presa sono positive per tutte le classi dimensionali, ma con marcate differenze di ampiezza: vanno decisamente meglio le grandi imprese rispetto a quelle medie.

Guardare alla Germania con nuova fiducia Cosa possiamo aspettarci nei prossimi mesi? Davvero complesso dare una risposta, soprattutto alla luce degli ultimi accadimenti. Servirebbe la sfera di cristallo. Limitandoci a parlare dell’ e- voluzione dei dazi, oggi possiamo solo aggiornare le previsioni dei mesi scorsi aggiungendo l’ impatto delle tariffe su acciaio e alluminio, se saranno mantenute al 50 % come annunciato ai primi di giugno. Gli analisti fanno notare che i primi danneggiati saranno le imprese e i consumatori americani, perché gli USA importano il 20 % circa dell’ acciaio e addirittura l’ 80 % dell’ alluminio. Se l’ obiettivo dei dazi fosse veramente riportare la produzione negli USA ci vorrebbero parecchi anni. L’ aumento dei prezzi, insieme alla svalutazione del dollaro, impatterà inevitabilmente sui prezzi interni e sull’ inflazione. Ma anche l’ Europa sarà danneggiata. Per l’ industria siderurgica UE gli USA sono il secondo mercato di esportazione con 3,7 milioni di tonnellate nel 2024, il 16 % dell’ export totale, spedite soprattutto dalla Germania e in parte anche dall’ Italia, per un valore complessivo di 8 miliardi di dollari. L’ export europeo di prodotti in alluminio negli USA vale 16 miliardi. Oltre alla perdita o riduzione dell’ export, l’ industria europea si troverà anche a fronteggiare l’ aggressione degli esportatori cinesi, che riverseranno in Europa quanto non potranno vendere negli USA. In assenza della sfera di cristallo, dobbiamo accontentarci dell’ ultimo Economic Outlook dell’ OCSE, pubblicato lo scorso giugno.“ La crescita del commercio globale è destinata a rallentare in modo significativo nei prossimi due anni- si legge nell’ Outlook- L’ incertezza dovrebbe continuare a frenare gli investimenti delle imprese”. Anche i rischi sono aumentati significativamente:“ C’ è il rischio che il protezionismo e l’ incertezza delle politiche commerciali aumentino ulteriormente e che vengano introdotte altre barriere commerciali. Secondo le nostre simulazioni, ulteriori dazi ridurrebbero ulteriormente le prospettive di crescita globale e alimenterebbero l’ inflazione, frenando ulteriormente la crescita globale”. Le nuove stime OCSE, come si legge, si basano su uno scenario stabile in relazione ai livelli tariffari in vigore a metà maggio. Secondo queste stime il PIL dell’ Eurozona potrebbe crescere dell’ 1 % nel 2025 e dell’ 1,2 % nel 2026. Non molto, ma comunque crescita, che allontana il timore di una recessione. Frenata, invece, per la crescita degli USA: dal + 2,2 % previsto dal precedente Outlook al + 1,6 % nel 2025, e dal + 1,6 % al + 1,5 % per il 2026. Per quanto riguarda la Cina, l’ OCSE vede una crescita al 4,7 % nel 2025 e al 4,3 % per il 2026, in rallentamento dal 5 % del 2025. La Germania dovrebbe finalmente uscire dai numeri rossi: l’ OCSE conferma la previsione di una crescita dello 0,4 % nel 2025 a cui dovrebbe seguire un’ accelerazione al + 1,2 % nel 2026. Secondo il report in Germania gli investimenti aumenteranno, sostenuti dall’ elevato risparmio delle imprese, dal calo dei tassi di interesse e dalla minore incertezza politica interna. Anche la spesa pubblica in difesa e infrastrutture aumenterà notevolmente grazie alla maggiore flessibilità delle regole fiscali e all’ ingente fabbisogno di investimenti. Per l’ Italia l’ OCSE prevede una crescita dello 0,6 % nel 2025 e dello 0,7 % nel 2026. Il report sottolinea che“ nuove restrizioni commerciali o misure di ritorsione, o una debolezza più prolungata della domanda nell’ Area Euro, potrebbero portare a una contrazione delle esportazioni più marcata del previsto”. L’ incertezza“ potrebbe indurre le imprese a ridurre più del previsto i propri piani di investimento e assunzione, e le famiglie a limitare i consumi per
Fra investimenti e sgravi fiscali la Germania vuole tornare alla crescita e questa è una buona notizia per le imprese italiane, che possono tornare a guardare con fiducia al mercato tedesco
accrescere i risparmi precauzionali”. La contrazione della crescita potrebbe però essere parzialmente compensata dalla realizzazione, nel 2025-26, di una quota maggiore rispetto alle attese dei progetti di investimento pubblico finanziati attraverso il PNRR. La spesa pubblica potrebbe dunque essere, secondo l’ OCSE, un importante fattore di spinta per l’ economia italiana. Ma non solo in Italia. In Germania il nuovo Governo appena entrato in carica ha lanciato un ingente programma di investimenti pubblici e di provvedimenti del valore di 46 miliardi per rilanciare l’ attività delle imprese. La più importante di queste prime misure è il superammortamento sugli investimenti del 30 % per tre anni. Quando si esaurirà, scatterà il percorso di riduzione dell’ imposta federale sugli utili d’ impresa: un punto percentuale l’ anno, per cinque anni, a partire dal 2028, fino a portare l’ aliquota al 10 %. Oggi l’ imposta è al 15 %, ma si aggiunge a una tassa locale che porta il prelievo a circa il 30 %. Fra investimenti e sgravi fiscali la Germania, rompendo il tabù del debito, vuole tornare alla crescita dopo due anni di recessione. Anche questa è una buona notizia per le imprese italiane, che possono tornare a guardare con fiducia al mercato tedesco.
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