Tecnologie Meccaniche Giugno 2025 | Page 54

Ben il 73 % dell’ export e il 76 % dell’ import della manifattura sono dovuti a imprese appartenenti a Gruppi multinazionali
del totale) e generavano il 3,5 % del valore aggiunto e il 16,5 % dell’ export totali. Si tratta quindi delle imprese in genere più efficienti e competitive di tutto il panorama industriale del Paese. I numeri più alti di imprese vulnerabili all’ export( sul totale delle imprese esportatrici) si riscontrano nelle“ Altre attività manifatturiere”( oltre il 31 % del totale), nei Mezzi di trasporto( 28,7 %), negli Articoli in pelle( 27,3 %), negli Autoveicoli( 26,2 %), e nei Macchinari( 24 %). La vulnerabilità era elevata soprattutto alla domanda statunitense( quasi 3.300 imprese) e tedesca( oltre 2.800). Le imprese vulnerabili verso gli USA esportavano in tale mercato prevalentemente prodotti farmaceutici, meccanici( turboreattori e turbopropulsori), gioielleria, generi alimentari( vini e oli) e mobili. Le imprese vulnerabili alla domanda tedesca, invece, esportavano soprattutto parti di autoveicoli, beni energetici( gas), materiale elettrico( fili e cavi), prodotti in metallo( viti e bulloni) e lavori in alluminio( barre e profilati), per un totale di circa 13,6 miliardi di euro.
Riflettori puntati sulla filiera dei mezzi di trasporto su gomma Se spostiamo lo sguardo dalle singole imprese alle filiere produttive, disponiamo dei dati del secondo Censimento permanente delle imprese( con almeno tre addetti). In ciascuna delle 28 filiere produttive considerate, almeno un quarto delle imprese opera sui mercati esteri. Le filiere a maggiore incidenza di imprese internazionalizzate sono quelle relative a infrastrutture e servizi di trasporto aereo, aerospazio e difesa( 64,9 %), trasporto su rotaia e via cavo( 61,3 %), trasporto su acqua( 59,3 %), energia( 53,8 %) e farmaceutica( 50,3 %). Tuttavia, la quota di imprese vulnerabili all’ export è più elevata nelle filiere dei preziosi( 17,4 % delle esportatrici), dei contenuti audio e audiovisivi, delle apparecchiature elettriche o elettroniche a uso domestico, dell’ economia circolare e gestione dei rifiuti( tutte con valori vicini al 10 %). La quota di esportazioni vulnerabili risulta relativamente elevata nella filiera delle infrastrutture e servizi di telecomunicazione( il 34,2 % dell’ export totale della filiera); a seguire aerospazio e difesa( 24,8 %), utensileria e minuteria non elettrica( 24,2 %), farmaceutica( 22,8 %). Per il peso ricoperto sul totale dell’ export manifatturiero, avverte l’ Istat, la filiera dei mezzi di trasporto su gomma può condizionare più delle altre la vulnerabilità del sistema produttivo.
La vulnerabilità legata all’ import L’ Istat segnala una seconda vulnerabilità che riguarda viceversa l’ import, espressa dal grado di dipendenza e di concentrazione delle importazioni di input intermedi. Qui l’ Italia risulta più vulnerabile alle forniture dall’ estero rispetto a Germania, Cina e Stati Uniti. Questo tipo di vulnerabilità non è irrilevante ai fini della competitività delle aziende esportatrici perché gran parte degli input del prodotto esportato è, a sua volta, frutto di importazione; quindi, aumenti di costo e difficoltà di reperimento / sostituzione degli input si ribaltano necessariamente sull’ export, in termini di maggiori costi / minore competitività. In sintesi: più un’ azienda, un comparto produttivo, un settore industriale sono vulnerabili all’ import, più è probabile che lo saranno anche all’ export. In termini di rischio da concentrazione geografica, in quasi tutti i settori manifatturieri oltre il 40 % delle importazioni proviene da solo 9 Paesi. Gli USA sono il principale fornitore dei comparti di farmaceutica( 17,2 %) e altri mezzi di trasporto( 16,6 %); la Germania per gli autoveicoli( 27,8 %), gomma e plastica( 21,9 %), prodotti in metallo( 21,7 %), prodotti da minerali non metalliferi( 17,4 %), metallurgia( 12,1 %). La Cina per la chimica( 15,8 %), per autoveicoli e stampa. I sette comparti manifatturieri più vulnerabili sono coke e raffinazione, chimica, metallurgia, autoveicoli, apparecchi elettrici, elettronica, tessile, abbigliamento e pelli. La vulnerabilità di chimica e metallurgia è determinata da un elevato grado di dipendenza dalle produzioni estere; quella di tessile, abbigliamento e pelli ed elettronica dalle difficoltà di diversificazione geografica degli approvvigionamenti. Secondo l’ indicatore di vulnerabilità d’ impresa nei confronti dell’ offerta estera elaborato dall’ Istat( basato sul rapporto tra input importati e costi intermedi, sul grado di concentrazione merceologica e geografica delle importazioni e sull’ acquisto di prodotti foreign dependent) le imprese vulnerabili all’ import, nel 2022, erano meno numerose di quelle vulnerabili all’ export: circa 4.600 unità( 0,1 % del totale), ma avevano dimensioni medie maggiori( oltre quadruple) e una produttività del lavoro doppia rispetto alla media del sistema; impiegavano circa 400mila addetti, generavano il 5,7 % del valore aggiunto e, soprattutto, il 23,8 % delle importazioni complessive.
54 Giugno 2025 www. techmec. it