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Economia

Tralasciando per ragioni di spazio il contesto macroeconomico in cui si sta operando, in questo articolo ci soffermeremo sulle sfide per lo più legate al rischio geopolitico divenuto una variabile che sta, senza dubbio, condizionando le scelte di ogni azienda in conseguenza dei mutamenti della propria supply chain. Faremo poi un focus soprattutto sulle opportunità che due macrosettori, difesa ed energetico, stanno via via prospettando.

Il rischio geopolitico Negli ultimi decenni il rischio geopolitico è rimasto ai margini delle strategie aziendali. La crescente interconnessione dei mercati e la globalizzazione avevano ridotto l’ attenzione verso le tensioni politiche ma l’ attuale frammentazione internazionale, caratterizzata da conflitti e guerre commerciali, sta cambiando radicalmente il panorama. Il rischio geopolitico è diventato una variabile fondamentale nelle decisioni strategiche. Questo rischio, legato a fattori politici internazionali, può influire sul mercato, sulle catene di fornitura e sulla competitività delle imprese. Secondo la 28 ª Annual Global CEO Survey di PwC, il 57 % dei CEO globali considera il rischio geopolitico una delle principali minacce alla stabilità aziendale, un dato in forte crescita rispetto agli anni precedenti. Secondo quanto riportato nello studio presentato da Sandro Bicocchi e Ivan Lavatelli, rispettivamente Ufficio Studi e Relazioni Istituzionali e Core Operation Leader presso PwC Partner, le tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente hanno alimentato l’ instabilità delle catene di approvvigionamento globali, provocando un aumento dei costi e complicando le operazioni economiche internazionali. Sebbene la crescita economica globale continui ad aumentare, essa rimane fortemente influenzata da queste problematiche contribuendo a generare un quadro di incertezza costante per le imprese e i mercati. È l’ incertezza il vero pericolo per la stagnazione del mercato.
Negli ultimi anni la tendenza verso politiche protezionistiche è aumentata notevolmente, come evidenziato dall’ analisi di Global Trade Alert. Da un lato queste scelte possono essere motivate dalla preoccupazione per la difesa dell’ occupazione e la protezione delle industrie nazionali; dall’ altro, sono il risultato proprio di eventi globali che hanno segnato gli ultimi vent’ anni come la crisi economica del 2008, la pandemia da Covid-19 e il conflitto tra Russia e Ucraina. In particolare, la crisi finanziaria del 2008 ha segnato l’ inizio di un cambiamento nelle dinamiche globali con la messa in discussione delle certezze della globalizzazione e della visione ottimistica dei benefici del commercio internazionale. La pandemia da Covid-19 ha invece aggravato la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento, mentre la guerra in Ucraina ha ulteriormente spinto i Paesi a ri-
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