RECENSIONI < 30
WHITE EDITION
SPOTLIGHT
3
Code Orange
Underneath
– Roadrunner Records
5/5
La prima volta che vidi gli allora Code Orange Kids dal vivo era l’estate del 2012. La band arrivava al Lo-Fi di Mi-
lano come supporto al tour dei Defeater: un amico, all’epoca decisamente più avanti di me in quanto ad ascolti,
mi mise in guardia dicendomi “oh occhio, questi ti distruggeranno il cervello”. Ed effettivamente così fu. La
band di Pittsburgh suonava un hardcore primordiale ma con degli eccessi di furia che mi fecero subito venire in
mente i Converge più viscerali e maledetti. I componenti, in quegli anni in piena adolescenza, riversavano tutto
il loro malessere e la loro rabbia sugli strumenti, come a voler spazzare via i presenti con gli stessi. Nel 2018 presi
un biglietto aereo, destinazione Outbreak Fest, Leeds. Tra gli headliner, gli attesissimi Code Orange, in tour da
dodici mesi con quella che era l’ultima fatica discografica, l’undici tracce Forever, che seguiva di tre anni il cam-
bio di rotta metal di I Am King. Come la volta precedente, o forse ancora di più, il mio corpo percepì ogni colpo
di grancassa, ogni sample lanciato tra un brano e l’altro, ogni riff di chitarra e ogni spruzzo di sangue proveniente
dal pit. I kids avevano abbandonato i pantaloncini e i corpi quasi rachitici degli inizi, per riempire di muscoli,
adrenalina ed elettronica i palchi di mezzo mondo. Ho atteso l’uscita di Underneath come non mi succedeva
da tempo per un album, in costante trepidazione e presa bene per quello che, a mio parere, è già uno dei turning
point della musica heavy contemporanea. Quattordici brani che indirizzano l’ormai sestetto della Pennsylvania
verso una dimensione “altra” del metal moderno, fatta non solo di musica, ma anche di produzioni visionarie,
effetti speciali strabilianti e di canzoni viste come un vero e proprio film di fantascienza. Sarebbe anche ridutti-
vo affibbiare un genere prestabilito ai Code Orange di Underneath: elementi elettronici si fondono con un muro
di chitarre ancora più spesso rispetto alle precedenti release, mentre Jami Morgan e Reba Meyers si alternano
fra pezzi metallic hardcore e industrial, strizzando ben più di un occhio agli anni ’90. La musica intesa come
lotta in un mondo futuro (o presente?), fatto di macchine e sopravvissuti, in guerra fra loro per la vita: i Code
Orange, con questa uscita discografica, hanno stabilito un nuovo limite sonoro. Chi riuscirà a fermarli? (LC)
TBA
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