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FOUR YEAR STRONG
WHITE EDITION
– Brain Pain mostra i vari aspetti del vostro
sound, spaziando da genere a genere. Pensi che
sia importante per una band cercare di offrire
un range variopinto di canzoni in un disco?
mo vivendo?
Il feedback ricevuto per Brain Pain è stato fantastico.
Ci abbiamo messo tutti noi stessi e siamo stati vera-
mente contenti che le persone abbiano reagito come
ci aspettavamo. Ovviamente vorremmo essere là fuo-
ri in tour a suonare le nuove canzoni alle persone, ma
comunque sono contento che sia uscito ora, così che
le persone se lo possano gustare in tutta sicurezza,
nelle loro case, affrontando la bizzarra situazione in
cui sta vivendo tutto il mondo al momento.
Penso che sia molto importante, e che fosse uno de-
gli obiettivi principali di Brain Pain. Ci sono tante in-
fluenze musicali in questo disco, che spaziano tra sva-
riati generi e stili, quindi volevamo poter incorporare
quanto più possibile, in un album che però suonasse
come i Four Year Strong. È stata una sfida, ma una sfi-
da divertente. Unire tutti i pezzi che rendono i Four
Year Strong ciò che sono è stato complicato da otte-
nere. Ci siamo sempre sentiti come quelli che le per-
sone definivano “pop punk con qualche breakdown”,
ma sapevamo di poter offrire molto più che solo quel-
lo. Quindi come farlo senza sembrare una band del
tutto diversa? Brain Pain è stato il nostro modo di af-
frontare questo concetto, e sono molto contento di
come sia uscito.
– Avete deciso di lavorare con Will Putney,
un producer che ha collaborato su diversi al-
bum dalle sonorità più heavy, di band come i
Knocked Loose. Come mai avete scelto un pro-
ducer abituato a un genere più “cattivo” rispet-
to al vostro?
In realtà abbiamo già lavorato con Will in passato,
ma ai tempi era più un assistente ingegnere al produ-
cer. Lo abbiamo conosciuto bene con Enemy of The
World e Explains It All. Will è un grande e le sue cose
sono veramente forti, sta spaccando. Sì, lavora con
band più heavy, ma noi sapevamo bene di cosa era ca-
pace e di come si sarebbe relazionato a un sound più
melodico come il nostro. Ci piacciono i suoi suoni, e
abbiamo pensato fosse perfetto per Brain Pain. In più
volevamo lavorare con qualcuno con cui ci troviamo a
– Cercate sempre di sperimentare nuovi sound
per la band, ma questa necessità di cambia-
mento viene mai messa in discussione? Ci sono
stati momenti in cui avete pensato “facciamo
un passo indietro”? Magari guidati dalla paura
di cosa avrebbero pensato le persone dei rele-
ase futuri.
C’è sempre da discutere quando dobbiamo scrivere
musica. Dan e io parliamo spesso di come vorremmo
fosse la nostra musica. In modo più preciso parliamo
di come vogliamo che chi ascolta si senta quando met-
te su la nostra musica. Il concetto dietro Brain Pain
ha girato per mesi prima che una singola nota venis-
se scritta. Tutto è iniziato nel 2017, quando stavamo
facendo il tour dei dieci anni di Rise Or Die Trying.
Abbiamo viaggiato molto quell’anno e quando suona-
vamo quei pezzi, scritti da più giovani, ci ha divertito
molto. Ma in quel momento abbiamo capito che vo-
levamo iniziare a scrivere musica che parlasse di chi
siamo noi ora.
– Sicuramente non si potranno fare tour per un
po’, ma comunque il vostro nuovo album Brain
Pain è disponibile allo streaming su diverse
piattaforme. Le persone sono a casa e stanno
ascoltando i vostri brani. Che feedback state
ricevendo, al di là dei tempi surreali in cui stia-
TBA
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