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ALL TIME LOW
WHITE EDITION
certa cosa, a una certa ora e fatta in un certo modo.
Abbiamo fatto solo canzoni che ci rendono felici, e poi
alla fine ne è uscito un album.
– Siete tornati con un nuovo disco, Wake Up,
Sunshine, e già dal titolo si può comprendere
un po’ il messaggio che volevate trasmettere.
Quanto è stato centrale questo messaggio nel-
la scrittura? Inteso sia per voi stessi nel crearlo,
sia per farlo arrivare ai fan che ne sono i fruitori
finali.
– I primi due singoli, Some Kind Of Disaster e
Sleeping In, hanno già quelle caratteristiche da
classica canzone degli All Time Low, e mi ricor-
dano i tempi di So Wrong, It’s Right e Nothing
Personal, così come molte altre canzoni del di-
sco, ma è chiaro ascoltandolo che c’è sempre la
voglia di spingersi oltre, esplorare e incorpora-
re altri generi. È una cosa che fate di proposito
o è solo conseguenza naturale di nuove influen-
ze derivanti da cose diverse che ascoltate ora?
Personalmente questo disco è stato catartico in molti
modi; dall’avere a che fare con un bagaglio del passato,
ad ammettere degli errori personali sui quali lavorare,
a riconoscere gli alti e bassi della vita che ho portato
nella band. Insieme, a livello di band, questo disco ci
ha portato a essere molto più vicini e ci ha aiutato a ri-
definire e riscoprire il nostro apprezzamento per que-
sto progetto che ha ormai più di 15 anni.
Direi che è una combinazione delle due cose. Non ci
metteremo mai a scrivere lo stesso disco due volte.
Ci piace spingerci oltre i nostri limiti, anche se è in un
territorio più familiare che abbiamo già esplorato in
passato. Proveremo sempre cose nuove, andare oltre
a quello che già sappiamo fare ed esplorare il percor-
so che abbiamo tracciato per noi stessi. I nostri gusti
sono cambiati crescendo, e molto spesso di capisce
dal modo in cui scriviamo, ma c’è sempre alla base la
comprensione di quello che il nostro “brand” è e cosa
i nostri fan vedono in noi. Credo che trovare un ap-
proccio bilanciato di queste cose è incredibile.
– Avete descritto Wake Up, Sunshine come
un classico disco degli All Time Low, lo avete
scritto tutti insieme nello stesso posto come ai
vecchi tempi. Quali sono le cose migliori che hai
riscoperto degli altri membri da un punto di vi-
sta sia musicale, che personale?
È un classico nel senso che l’abbiamo fatto come era-
vamo abituati un tempo a fare - tutti insieme dall’ini-
zio, condividendo una casa, mangiando, dormendo,
respirando la musica che stavamo facendo e amando
questo processo. Ci siamo riconnessi molto, trovan-
do l’energia naturale della band, e questa cosa risalta
molto nelle canzoni che sono state scelte e inserite in
Wake Up, Sunshine.
– Troviamo questa inclusione di altri gene-
ri grazie al primo ospite del disco, blackbear,
mentre i secondi, The Band CAMINO, sembrano
proprio l’abbinamento perfetto per voi. È risa-
puto che siete soliti collaborare con artisti che
apprezzate o ai quali siete affezionati, come
sono nate queste scelte?
– Ho letto che inizialmente l’idea non era di
fare un disco, ma solo vedere cosa ne sarebbe
uscito. Questo, unito all’essere sempre insieme,
ha aiutato nel gestire la pressione che natural-
mente si presenta durante la creazione di nuovo
materiale?
blackbear è entrato nel nostro mondo come una pos-
sibile collaborazione perché Andrew Goldstein, con
i quali entrambi abbiamo lavorato in passato, ci ha
messo in contatto. Lui ha praticamente unito i punti-
ni di questa collaborazione e tutto ha avuto senso. The
Band CAMINO sono della nostra stessa etichetta e io
sono loro fan da quando hanno iniziato a far musica.
Sentivo di aver incluso un po’ del loro stile in Favorite
Place, quindi mi è sembrato giusto chiamarli per ca-
pire se ne avessero voluto far parte, ed ha funzionato
benissimo e li adoro per averlo fatto accadere.
Si, assolutamente! Non considerare la pressione del
consegnare un album per raggiungere un certo obiet-
tivo o entro una certa data è stato davvero liberatorio.
Penso di essermi portato questo sentimento dalla
scrittura per il progetto Simple Creatures. Non c’e-
rano aspettative per quello, e aveva aiutato molto in
studio e nel processo creativo. Approcciarmi al lavoro
per gli All Time Low con quel mindset ci ha aiutato a
liberarci dal peso di sapere di dover consegnare una
TBA
– L’anno scorso avete pubblicato It’s Still
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