TBA The Teal Edition - Issue #04 | Page 33

Dance Gavin Dance Afterburner
4 TEAL EDITION RECENSIONI
A due anni di distanza da un ’ ottima uscita discografica quale Artificial Selection tornano con una nuova fatica per Rise Records i Dance Gavin Dance , ormai da tempo annoverati tra i nomi più eclettici dello scenario post-hc a stelle strisce . Come dichiarato dal quintetto californiano , questo Afterburner era stato pensato per essere la release più prestigiosa dall ’ inizio della loro carriera : a guastare i piani ci ha pensato una pandemia globale , i cui effetti tristemente noti hanno determinato negli scorsi mesi uno slittamento del tour a supporto dell ’ album e un forte ritardo nella stampa delle copie fisiche . Nonostante questa infelice congiuntura , i fan sembrano non aver voltato le proprie spalle a Tilian Pearson e soci , premiando le tredici tracce di questo nuovo capitolo discografico sulle piattaforme di streaming con i propri ascolti . Il primo impatto con questo nuovo lavoro in studio mette immediatamente di fronte a tutte le caratteristiche compositive che hanno fatto dei DGD una delle realtà più interessanti della scena alternative americana degli anni duemila : un suono versatile e di difficile catalogazione , fruibile e coinvolgente senza mai inquadrarsi in una precisa nozione di genere . Dal post-hc mescolato all ’ hip hop di Parody Catharsis fino alle digressioni fusion del singolo di

Dance Gavin Dance Afterburner

– Rise Records
lancio Prisoner , attraverso il pop rock di Three Wishes , tutto comunica il desiderio di dare vita ad un ’ identità multiforme , capace di sfuggire da facili catalogazioni : un filo conduttore che collega ogni uscita della band e trova la sua maggiore espressività in linee di chitarra mai banali e in una sezione ritmica energica e dinamica . L ’ alternanza tra le voci pulite affidate ad un vocalist di prima fascia come Pearson e lo scream di Jon Mess fa il resto , creando un ’ alternanza dove mood differenti si amalgamano perfettamente : pezzi come Strawberry ’ s Wake e Three Wishes ne sono la prova , confermandosi tra i passaggi più convincenti della proposta grazie al mix di generi in cui pop , math rock e hc trovano spazio senza prevaricarsi a vicenda . Ed è forse proprio questo il punto di forza della band , oramai giunta alla pubblicazione della nona fatica del proprio percorso artistico : la rinuncia ad un ’ identità monolitica e necessariamente definita , che spinge molte band lungo la china di un sound ripetitivo e intrappolato negli stessi schemi triti e ritriti . Ecco il marchio distintivo del gruppo di Sacramento , ormai immediatamente riconoscibile a partire dall ’ artwork dei propri album , anche in quest ’ ultimo caso affidato all ’ illustratore svedese Mattias Adolfsson . In Afterburner si respira un notevole senso di libertà esecutiva e compositiva , con improvvisi cambi di tempo all ’ interno dei pezzi e addirittura un ’ incursione in territori linguistici differenti da quelli consueti della band : Calentamiento Global è infatti un brano dove un avvolgente sound latino offre l ’ occasione per un testo in spagnolo , facendone probabilmente la migliore candidata al titolo di brano estivo della scena post-hardcore e una valida alternativa al più canonico raggaeton che in questo periodo invade il mercato musicale . Tra improvvise esplosioni di rabbia in puro stile mathcore ( Born to Fail ), groove funk e ballad più lente e raccolte ( come per la conclusiva Into the Sunset ), i DGD si riconfermano una solida garanzia , sempre pronti a rifuggire la banalità a favore di un suono maturo e mai prevedibile , dove la voglia di coinvolgere si coniuga ad una scrittura intelligente , altamente tecnica ma sempre appetibile , dando vita ad una proposta inconfondibile che strizza l ’ occhio ad un pubblico più ampio di quanto si potrebbe credere . ( AM )
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