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RED EDITION
TO THE... OSCARS!
Seguendo il filone dei film che hanno al loro interno
più e più generi, passiamo al dolceamaro Jojo Rabbit,
per il quale Taika Watiti si è guadagnato un Oscar
come Miglior Sceneggiatura Non Originale. La pre-
messa che vi dovrebbe far innamorare di questo film
è che il regista, oltre a essere un maori, è ebreo, e ha
deciso di interpretare un Adolf Hitler frutto dell’im-
maginazione di un bambino nazista. Potrei anche fi-
nire qui il mio discorso.
E invece no, perché Jojo Rabbit ha tanto da dire. An-
che qui ci troviamo di fronte a una commedia che sfo-
cia nello storico, con tanta fantasia ovviamente, e nel
drammatico. Come vive il nazismo un bambino tede-
sco nato negli anni Trenta? Taika Watiti, con il sup-
porto del romanzo Come semi d’autunno di Christine
Leunens, ha voluto immaginarsi un giovane bambino
il cui migliore amico è una versione immaginaria di
Hitler, che gli dà forza e lo supporta nelle sue deci-
sioni. Il caos più totale si manifesta nella mente del
ragazzo quando scopre tuttavia che la madre dà ri-
fugio a una ragazza di religione ebraica. Cosa pensa
di questa cosa il führer? Che bisogna assolutamente
denunciarla alle SS!
Ogni aspetto della politica tedesca di quei tempi è
raccontata in maniera del tutto ironica, per demoniz-
zare le terribili azioni che in un passato questa realtà
ha messo in moto. Infatti non tutti potrebbero ap-
prezzare che si tratti in questo modo un fatto storico
così ripugnante, ma spesso la miglior arma è proprio
l’ironia e la risata. Questo vuole fare Jojo Rabbit, an-
che quando inserisce nella sua divertente colonna
sonora brani dei The Beatles e di David Bowie, che
niente hanno mai avuto a che vedere con il nazismo,
anzi, nelle loro versioni in lingua tedesca.
Un ultimo punto poi lega queste due pellicole e in
particolare i loro due registi. Infatti dopo aver rice-
vuto le proprie statuette sia Taika Watiti che Bong
Joon-ho, hanno deciso di utilizzarle in maniera poco
ortodossa. Il primo ha nascosto immediatamente
l’Oscar sotto il sedile davanti a lui, su cui era seduta
Scarlett Johansson, per non doverla tenere in mano
per tutta la durata della cerimonia. Ringraziamo l’at-
trice Brie Larson per aver testimoniato la simpatica
vicenda. Mentre il secondo regista, mosso dall’emo-
zione di aver vinto diverse statuette, ha ben pensato
di farle baciare come si faceva con le Barbie in gran
segreto. Che dire? Vi vogliamo molto bene.
TBA
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