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RED EDITION
AURORO BOREALO
La musica brutta è la cartina tornasole di ogni epoca;
ciò che consumiamo e poi buttiamo ci dice molto di
più su una società rispetto a ciò che viene scelto da
inserire nei libri di storia. Degli antichi romani che
cosa ci è rimasto in maggior quantità? Le fogne e gli
acquedotti, tutte cose “basse” e di largo consumo.
Eppure ci raccontano le abitudini, gli usi e i consumi
di un’epoca. Così, a distanza di quasi 15 anni, se pen-
siamo al 2008 e alla nostra adolescenza ci vengono in
mente i Dari e i Finley, non Tiziano Ferro. Perché il
bello ci eleva, è aspirazionale, ma il brutto ci definisce
e ci accoglie. Quanto alla mia musica, essendo musi-
ca senza pretese né velleità, ma solo musica pensata
per essere divertente (per me principalmente, poi
per gli altri), abbraccia appieno il concetto di “enter-
taining” alla anglosassone, quindi viene associata na-
turalmente alla musica da consumare velocemente o
in generale “brutta”. A me piace chiamarla “diversa-
mente bella”.
no, sarebbe decorosa se questo artista non fossi io.
– ll video di Milano Manguste Feroci è in realtà
un video che documenta l’esperimento di raccolta
fondi per girare il video di Implacabile, che però
verrà girato con zero euro. Non puoi fare come
tutti gli altri che fanno un crowdfunding per i pro-
pri fan?
“L’arte esige novità” (Roberto “Freak” Antoni).
– Il tuo ultimo lavoro è puro punk, un album che
dura 13 minuti. Sappiamo che hai un background
molto ampio ma con solide radici nel punk rock.
Hai mai capito perché quel genere musicale non
sia mai riuscito a sfondare pienamente in Italia?
Pensi che con Implacabile hai adempiuto al tuo
dovere di fare uscire l’Italia da questo periodo in-
die pop e tornare a sentire le chitarre in radio?
– Ogni data dell’ultimo tour aveva un nome par-
ticolare (es: Brescia: Auroro il film, Roma: La spa-
ghettata di Auroro Borealo, ecc) come nascono
queste tue decisioni e perché il tuo team continua
a darti corda?
Non credo di avere abbastanza rilevanza mediatica
da riportare in auge un genere musicale al punto da
risentirlo in radio. Diciamo che l’ho fatto perché è
una musica che mi diverte e che mi ha dato la liber-
tà di parlare di argomenti che mi stanno a cuore in
maniera diretta e non velleitaria, prima che corra il
rischio di diventare una moda; se poi sarà un trend o
meno della prossima stagione non te lo so dire, però
mi dicono che quest’anno va il color senape e il gen-
der fluid. Quanto al punk come genere che non ha mai
sfondato pienamente in Italia, sicuramente il rock in
Italia ha sempre faticato rispetto ad altri paesi (in
Germania gruppi punk come i Beatsteaks riempiono
gli stadi e vincono gli MTV awards), credo sia un re-
taggio degli anni ‘50 quando la Chiesa bollava il rock
come musica del diavolo; gli altri paesi se ne fregava-
no bellamente, per noi invece era impossibile perché
avevamo il Papa in casa. Ricordo tuttavia che da metà
anni ‘90 a metà anni 2000 il punk è stato in Italia il
motore di crescita di una intera generazione di tee-
nagers, con annesso rilevante indotto economico.
In un momento storico in cui tutto è replicabile mi
andava di proporre spettacoli unici, cotti e mangiati,
validi solo in quel momento. Inoltre ho una grande
passione per i gadget collezionabili e mi entusiasma-
va l’idea di poterne creare tantissimi e tutti diversi. Il
mio team, composto da I Capelli Lunghi Dietro, BPM
Concerti, dall’Artista Paolo Proserpio e dal negozio
di magliette Pixel a Brescia, non solo mi dà corda ma
spesso mi fomenta dandomi in pasto nuove idee. A
oggi non ho ancora compreso appieno perché lo fac-
ciano; credo sia perché altrimenti si annoierebbero.
Del resto di idee ne hanno tutti a bizzeffe. C’è chi le
pensa solamente e c’è chi le realizza anche.
– Tralasciamo per un attimo tutto questo reali-
smo post-boreale, se non avessi fatto il musicista
di professione, che altro lavoro avresti fatto?
– Sei un feticista per la musica brutta, curi playlist
su Spotify e sei la mente dietro al blog Orrore a 33
giri. Questo confronto con la musica trash quan-
to ti ha aiutato nel capire che direzione prendere
musicalmente? Ti ha comunque aiutato ad am-
pliare la tua cultura musicale?
TBA
Avrei fatto il lavoro che faccio tuttora e che mi con-
sente di pagarmi la passione per la musica: l’impiega-
to.
– Dopo stagioni di live intensi, il tour con I Capel-
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