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GREEN EDITION
THROWBACK
canzoni in modo diverso, abbiamo due membri della
band che non c’erano quando abbiamo fatto il disco,
Elliot è ora il nostro batterista, Tyler suona il basso,
Nick suona la chitarra e non più il basso, abbiamo de-
ciso di andare in studio un paio di giorni e farlo come
ce lo sentiamo ora, ho cambiato alcuni testi, qualcu-
no ha aggiunto parti di chitarra, è una versione più
attuale.
più di dargli troppo credito, perché più o meno ogni
sei mesi dice qualcosa di così terribile che ti mette in
imbarazzo. Continuano a piacermi i The Smiths, ma
non mi trovo così invogliato ad ascoltarli, se partono
non corro a spegnere comunque. E Leonard Cohen è
diventato una luce guida molto più di lui negli ultimi
dieci anni.
E ho cambiato il testo su Ian Curtis perché al tempo
pensavo fosse perspicace, con “you left me hanging”,
ma invecchiando mi sono reso conto che non è diver-
tente fare una battuta sulla morte di qualcuno, qual-
cuno ha perso un padre, chi sono io per scherzarci
sopra? Non era intenzionalmente una cosa cattiva,
ma non era proprio la cosa più bella da fare, quindi mi
sono sentito di cambiare quel pezzo per migliorare
un po’ la qualità rispecchiando chi siamo ora.
– Ora lo state suonando per intero, è in qualche
modo diverso suonarlo tutto ora?
È divertente. Non so mai quanto è stato rilevante in
ogni posto in cui andiamo e come sarà preso dal pub-
blico, magari solo 5 persone stasera saranno felici di
sentirlo, ma poi dopo quei 20 minuti facciamo molti
altri pezzi.
Una grande lezione che ho imparato in tour è stato
capire che culturalmente in stati diversi il pubbli-
co risponde in modi diversi. Non devo far entrare in
gioco troppo il mio ego, le persone allo show hanno
pagato per esserci, vogliono essere qua per quanto io
possa pensare che non sia così.
Quando abbiamo portato questo tour negli Stati Uni-
ti pensavo che non importasse davvero a nessuno,
poi vedere invece la reazione delle persone alle qua-
li davvero importava di quelle canzoni, alcune delle
quali non facevamo da anni, mi ha scaldato il cuore
e mi ha fatto sentire davvero bene riguardo questa
cosa, perché quasi sembra di trarre vantaggio dalla
coincidenza dell’anniversario senza che sia davvero
importante, e non sembra genuino, ma è stato bello,
sono molto felice di quello che stiamo facendo.
– Come mai avete deciso di includere sia la
nuova che la vecchia versione del disco in vinile
nell’edizione limitata uscita quest’anno?
Per fare avere sia la storia originale, sia quella nuova.
Se qualcuno non aveva il nostro primo disco in vinile,
ora lo ha e ha anche quello nuovo.
– In questa edizione limitata c’è anche appunto
un libro, è sempre bello vedere una band aprirsi
anche oltre la musica, dare l’opportunità ai fan
di vedere di più, di completare in qualche modo
l’esperienza che non si limita più solo all’ascolta-
re. E sembra molto naturale da parte vostra mo-
strarvi in questo senso.
Più o meno si torna al ragionamento sui testi, riguar-
do l’essere più trasparenti possibili. Facendolo con
Nick, il nostro chitarrista che se n’è occupato, il li-
bro racconta una fantastica storia: da dove è iniziato
tutto, fino a quando abbiamo firmato per Deathwish,
a Parting the Sea, che è stata la cosa su cui abbiamo
dovuto lavorare di più, organizzandoci i tour da soli,
tutto molto DIY; ci sono dentro le mail del nostro chi-
tarrista che ha mollato, c’è dentro di tutto, e abbiamo
iniziato a farlo senza nemmeno pensarci troppo, ci
piace molto dare la nostra storia completa su tutto.
Penso che se fossi un fan sarei molto entusiasta di ve-
dere quel tipo di cose, oltre alle foto in tour, vedere
proprio la realtà di cosa volesse dire essere in questa
band in quel momento, ed è così che ci approcciamo
a tutto quello che facciamo.
– Nella versione originale di “And Now It’s Hap-
pening in Mine” citavi Morrisey, mentre ora è stato
cambiato in Leonard Cohen. Penso che le ragio-
ni siano comprensibili, ma perché proprio que-
sta scelta? È comunque da considerare un gesto
tramite il quale prendete una posizione?
Ho cambiato il testo in Leonard Cohen, e ho anche
cambiato il riferimento a Ian Curtis, da molto tem-
po. Riguardo la prima su Morrisey, ho imparato di più
da Leonard Cohen di quanto abbia mai imparato da
Morrisey, non sono mai neanche stato un grande fan
del suo materiale solista, mi piacciono i The Smiths
molto, e come scrittore non si può negare che sia un
grande scrittore, ha influenzato tutti, ma me la sento
TBA
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