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GREEN EDITION
THROWBACK
– Partiamo dall’inizio. 2009: esce To The Beat
Of a Dead Horse, album di debutto dei Touché
Amoré. Com’è stato il vostro approccio alla sua
creazione, essendo il primo e non avendo un pa-
ragone precedente?
Abbiamo iniziato a lavorare al disco pensando che
fossimo in ogni caso destinati a scioglierci, perché
avevamo appena perso il nostro batterista, e voleva-
mo solo registrarlo perché ne eravamo molto fieri,
ma non avevamo idea di cosa sarebbe stato il futuro.
Siamo entrati in studio con un nostro amico, Alex,
lo abbiamo registrato in tre o quattro giorni e dopo
averlo sentito abbiamo deciso di rimanere insieme
e trovare un altro batterista. Lo abbiamo registrato
più per noi stessi, il mio migliore amico Joey ha l’eti-
chetta 6131 Records che lo ha rilasciato, quindi siamo
rimasti insieme.
– È un disco arrivato proprio al momento giusto,
mentre l’attenzione nei confronti di questo genere
che mischia hardcore e emo con altre band come
La Dispute, Defeater…
dramma a un certo punto perché ho detto che non
avremmo mai suonato al Warped Tour, non pensavo
fosse un problema, era solo buon senso per me, inve-
ce un sacco di persone si sono incazzate, ma questo è
un perfetto esempio del perché preferiamo fare quel-
lo che ci sembra giusto piuttosto che compromettere
quello in cui crediamo, e penso che abbiamo mante-
nuto questa posizione dall’inizio e che questo ci ab-
bia portato fino a qui.
Non li conoscevamo neanche al tempo, ci siamo
trovati poi con i vari tour; è solo successo che tutte
queste band in parti diverse degli Stati Uniti abbiano
iniziato a emergere contemporaneamente, è stato un
caso fortunato.
– Quest’anno in occasione del decimo anni-
versario dell’uscita, avete deciso di ri-registrare
l’album, scelta dovuta anche al fatto che le regi-
strazioni originali sono andate perse, e non avre-
ste potuto fare solo un nuovo mix. Penso che in
generale per natura umana non si sia mai felici
del tutto dei propri lavori fatti in passato, in tan-
ti dicono che cambierebbero certe cose, ma poi
non tutti si mettono a registrare di nuovo un di-
sco, cosa vi ha fatto decidere di farlo?
– Quali sono state le cose più importanti per il
resto della vostra carriera che avete imparato
con quel disco?
La prima cosa che mi viene in mente per quanto mi
riguarda è l’importanza dell’onestà. Non avevo mai
cantato in una band prima, ho sempre suonato la
chitarra, e non avevo molte influenze per quello che
cercavo di scrivere, quindi scrivevo solo testi molto
arrabbiati, cose che mi disturbavano della mia vita
personale, e quando ho visto la reazione del pubblico
a quei testi più personali e diretti di quelli tipici har-
dcore, mi ha fatto capire che l’onestà era l’unica stra-
da che potevo prendere.
Parlando invece dell’aspetto più promozionale, ab-
biamo fatto in modo di circondarci solo con band e
messaggi giusti e focalizzarci su quell’aspetto più
DIY per fare le cose, per non compromettere quello
che rappresentiamo come band. Si è scatenato un
TBA
Gli altri non sono nevrotici come noi (ride).
Avremmo rifatto solo mix e master se fosse stato
possibile, e volevamo fare il libro, ma sarebbe stato
difficile farlo singolarmente o con solo il vecchio di-
sco e aspettarsi che la gente volesse comprarlo. Sono
sicuro che qualcuno lo avrebbe fatto, ma senza alcun
nuovo aspetto musicalmente, neanche una nuova
versione, è difficile convincere qualcuno a spender-
ci dei soldi, quindi visto che suoniamo da anni quelle
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