TBA The Green Edition - Issue #01 | Page 11

1 GREEN EDITION I TA L I A N S C E N E mischiare cose diverse, anche incorporando suoni più aggressivi che in passato erano relegati a generi particolari. – Com’è stato il passaggio della scrittura delle canzoni dall’inglese all’italiano? Credete che sia cambiato il vostro approccio alla composizione e ai testi? – Ma voi rispetto alla scena indie come vi pone- te? È un ambiente in cui vi piace essere inseriti o cercate di prenderne un po’ le distanze? Sem: A livello di sound non credo che questo abbia influito: avevamo già di base l’idea di fare musica in italiano con un sound diverso e “futuro”. A livello di testi, il primo pezzo è stato traumatico perché ovvia- mente sono due lingue molto diverse. Però una volta sverginato il primo pezzo in realtà abbiamo notato che siamo ancora più stimolati. Stènn: La cosa che ci aveva un po’ delusi dell’acco- glienza del primo disco era stata proprio il fatto che nessuno avesse considerato i testi. Per noi invece erano una parte fondamentale dell’album, per cui è come se l’album fosse stato analizzato e capito solo a metà. C’è una sorta di esclusione, come se tu non fos- si davvero parte del music business italiano se canti in inglese. Le prime recensioni di magazine impor- tanti non entravano nemmeno nel merito, per cui era Stènn: Mah, è un mondo dove ci inseriscono spesso, anche se secondo me in modo un po’ forzato. Ti dico, a me non dispiace essere inserito in questa corrente che secondo me ha tante ottime caratteristiche, però io di base mi sento pop. Non credo di sembrare Bjork o un qualcosa che sia per pochi: secondo me la musica che facciamo è potenzialmente accessibile per tutti. Sem: Molti addetti ai lavori trattano i nostri pezzi un po’ come quelli di Bjork, cioè una cosa che non tut- ti possono capire. È un po’ il contrario di quello che succede di solito, quando l’artista cerca di essere quello un po’ alternative mentre le etichette lo vo- gliono pop. Noi siamo felicemente pop. TBA | 11