SudOnLine 4 marzo 2020 | Page 7

ISRAELE LE TERZE ELEZIONI IN UN ANNO

HA VINTO NETANYAHU CON LA SUA ALLEANZA

DI DESTRA, GLI MANCANO DUE VOTI PER GOVERNARE

partito Likud. Ma bisognerà aspettare ancora qualche giorno perché siano scrutinati tutti i voti: mancano quelli di soldati, diplomatici, detenuti e di persone in quarantena per il coronavirus. Il risultato ufficiale verrà consegnato martedì prossimo al presidente Reuven Rivlin che solo allora, quando avrà la certezza dei numeri, inizierà le consultazioni con i partiti per nominare il premier incaricato. Se il blocco di destra arriverà a 61 deputati, Netanyahu non avrà problemi a formare il suo governo. Al di sotto di questa soglia, dovrà cercare di strappare uno o due deputati 'responsabili' ad altri partiti, un'ipotesi di cui parlano già apertamente alcuni esponenti del Likud, senza fare però i nomi. L'altra via può essere un accordo con il partito di Lieberman, che ora si attesta su sette deputati. Nell'incontro di oggi fra Netanyahu e gli alleati, scrive il sito Walla, non è stata esclusa questa ipotesi. Lieberman dice di voler far di tutto per non andare a elezioni una quarta volta, ma ribadisce di non voler più andare al governo con i partiti religiosi. Leader del partito più forte - il Likud si attesta ora a 36 deputati - Netanyahu deve intanto superare anche i suoi ostacoli giudiziari.

Il 17 marzo si apre infatti il processo che lo vede imputato per tre casi di corruzione. Prorio il suo rifiuto a fare un passo indietro dopo l'incriminazione aveva impedito la formazione di un governo di unità nazionale con il partito centrista Blu e Bianco di Benny Gantz, arrivato secondo con 32 seggi.

Benjamin Netanyahu ha vinto le elezioni. La terza volta in Italia. Anche se il paese sembrava pronto per ulteriori stallo politico dopo che i primi conteggi suggerivano che era ancora a corto di assicurarsi un quinto mandato storico. Invece, con il 90% dei voti contati, il partito Likud del primo ministro sembra essere in vantaggio con 36 seggi, per un totale di 59 considerando gli alleati di destra. Benyamin Netanyahu ha già iniziato colloqui con i suoi alleati di destra e religiosi per formare il nuovo governo israeliano, ancor prima di avere i risultati definitivi. Se il primo ministro è il vincitore politico delle elezioni, deve però fare i conti con la matematica. Al momento, con il 97% dei voti scrutinati, la sua coalizione di destra conta 59 deputati su 120, ovvero due meno della maggioranza. Netanyahu ha incontrato oggi i leader dell'alleanza di destra Yamina e dei partiti religiosi Shas e Giudaismo unito nella Torah, con i quali conta di formare il governo assieme al suo partito Likud. Ma bisognerà aspettare ancora qualche giorno perché siano scrutinati tutti i voti: mancano quelli di soldati, diplomatici, detenuti e di persone in quarantena per il coronavirus. Il risultato ufficiale verrà consegnato martedì prossimo al presidente Reuven Rivlin che solo allora, quando avrà la certezza dei numeri, inizierà le consultazioni con i partiti per nominare il premier incaricato. Se il blocco di destra arriverà a 61 deputati, Netanyahu non avrà problemi a formare il suo governo. Al di sotto di questa soglia, dovrà cercare di strappare uno o due deputati 'responsabili' ad altri partiti, un'ipotesi di cui parlano già apertamente alcuni esponenti del Likud, senza fare però i nomi. L'altra via può essere un accordo con il partito di Lieberman, che ora si attesta su sette deputati. Nell'incontro di oggi fra Netanyahu e gli alleati, scrive il sito Walla, non è stata esclusa questa ipotesi. Lieberman dice di voler far di tutto per non andare a elezioni una quarta volta, ma ribadisce di non voler più andare al governo con i partiti religiosi. Leader del partito più forte - il Likud si attesta ora a 36 deputati - Netanyahu deve intanto superare anche i suoi ostacoli giudiziari. Il 17 marzo si apre infatti il processo che lo vede imputato per tre casi di corruzione. Prorio il suo rifiuto a fare un passo indietro dopo l'incriminazione aveva impedito la formazione di un governo di unità nazionale con il partito centrista Blu e Bianco di Benny Gantz, arrivato secondo con 32 seggi.

I FATTI

SudOnLine

MONDO

SudOnLine

9

A poche ore dal voto cruciale del Super Tuesday, appuntamento clou delle primarie democratiche per decidere chi sfidera' Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca, l'ex vice presidente Joe Biden fa il pieno di endorsement: e' il tentativo dei democratici moderati di sbarrare la strada al rivale dell'ala sinistra, Bernie Sanders. Gli altri candidati in lizza, ma con scarse possibilita' di successo, sono Elizabeth Warren e Tulsi Gabbard. C'e' poi l'incognita Michael Bloomberg, che ha gia' speso quasi mezzo miliardo di dollari per il Super-Martedi' e adesso si gioca tutto. Per ridurre le possibilita' di successo del senatore del Vermont, il socialista 78enne Sanders - a quota 60 delegati, contro 54 per Biden e 8 per Warren - l'ala centrista-moderata dei democratici si sta sempre piu' compattando attorno all'ex vice presidente Usa. Dopo il successo alle primarie democratiche nella Carolina del Sud - dove, grazie al voto afro-americano, ha ottenuto 28 delegati sui 54 in palio - Biden e' riuscito a farsi appoggiare da Pete Buttigieg, ex sindaco della citta' di South Bend, in Indiana, da Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota, e da Beto O'Rourke in Texas.

Sono tutti esponenti moderati, che pescano nello stesso elettorato centrista di Biden, e che si sono ritirati dalle primarie per dare il proprio sostegno all'ex vice presidente Usa 77enne.

Casa Bianca, Biden fa il pieno

Giornata decisiva per conoscere lo sfidante di Trump