SudOnLine 4 marzo 2020 | Page 6

I FATTI

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Il problema e' cosa fare di un bene sequestrato alla mafia nella fase successiva, al termine di un lungo processo giudiziario che dura degli anni: dopo l'acquisizione inizia un'altra sfida nella quale occorre che un territorio si impegni perche' questo bene sia valorizzato e torni alla collettivita'". Cosi' Andrea Caputo vice prefetto, dirigente dell'agenzia dei beni confiscati alla mafia, intervenendo al seminario organizzato da Cgil e Spi Cgil della Toscana nella tenuta di Suvignano a pochi chilometri da Siena. Un'area di Settecento ettari, sequestrata anni fa ad un prestanome della mafia e oggi gestita dagli enti locali e considerata il simbolo del contrasto alla criminalita' organizzata. "Occorre avere delle idee - aggiunge Caputo - anche se per quanto riguarda Suvignano non e' difficile averne essendo in un territorio bello e attrattivo con una spiccata vocazione agricola anche turistica. Farsi venire delle idee qui e' facile ma ci vogliono anche tante energie, competenze e passione. E soprattutto i cittadini di queste realta' devono sentire Suvignano come un bene proprio. Lo sforzo che ha fatto lo Stato e' quello di togliere ai criminali per restituire alla collettivita' che il bene pero' se lo deve prendere".

Nel corso del seminario oltre a parlare di utilizzo dei beni sequestrati nel nostro Paese alla mafia, oggi numerosi, attenzione e' stata rivolta alla presenza in Toscana di attivita' legate alla criminalita' mafiosa. Nel territorio regionale i beni confiscati sono restituiti alla societa' secondo quanto e' emerso dal seminario sono 143 in 28 comuni. Inoltre ce ne sono altri 211 non ancora confiscati. Per avere un quadro piu' chiaro riguardante la criminalita' e la corruzione nel territorio toscano la Regione ha commissionato alla Scuola Normale di Pisa un Rapporto.

"Questo - sottolinea l'assessore alle Politiche per la sicurezza dei cittadini e cultura della legalita' della Regione, Vittorio Bugli - ci serve per le nostre politiche e per avere la consapevolezza della situazione. Le realta' e' che sebbene in Toscana non ci sia un insediamento di mafie pero' in tanti settori dell'economia illegale ma anche legale agiscono nei settori del riciclaggio, immobiliare, rifiuti e anche in tutte le attivita' piu' illegali come la droga. Abbiamo un quadro di una presenza anche in una regione come la nostra di organizzazioni criminali che si insinuano con sistemi diversi dal passato nell'economia e la drogano. Non basta quindi la lotta delle forze dell'ordine e della magistratura ma occorre che tutta la societa' sappia individuare questa presenza Per questo e' determinante anche la formazione dei dipendenti pubblici perche' si possano capire quando certi fenomeni si verificano". E riguardo la gestione dei beni confiscati l'assessore sostiene che "il passaggio di tale bene al comune alla Regione, all'ente pubblici deve avvenire nel modo piu' veloce possibile perche' ora ci vuole troppo tempo. Per cui noi abbiamo proposto di costituire un'unica cabina di regia con tribunali agenzia nazionale dei beni confiscati, enti locali, sindacati, associazioni".

Palermo, pentito condannato

a sette anni per estorsione

Il gup di Palermo Marcella Ferrara ha condannato a complessivi 7 anni di carcere, in continuazione con due precedenti sentenze del 2015 e del 2016, il collaboratore di giustizia Danilo Gravagna, imputato di tre estorsioni da lui stesso confessate. Gravagna, che parla con i magistrati dalla primavera di 5 anni fa, ha ammesso una serie di fatti, tra cui le richieste di pizzo fatte ai titolari di un lido di Isola delle Femmine (Palermo), al gestore di un negozio di pneumatici e ai titolari di una azienda di trasporti di Palermo.

Il giudice ha ricalcolato la pena, anche su richiesta del pm Amelia Luise e per le tre vicende processuali di Gravagna ha inflitto un'unica pena che il pentito sta scontando ai domiciliari.

Blitz contro il lavoro nero

Raffica di controlli a Napoli, identificate 52 posizioni irregolari

Sono state identificati 52 lavoratori, di cui 21 erano in nero e 2 persone sono risultate irregolari, in quanto, pur avendo un contratto, non hanno dimostrato la tracciabilità della loro retribuzione. Inoltre, le sanzioni ammontano a 90 mila euro e sono state identificate 83 persone. Questo è il bilancio dei carabinieri di Nola, nell'ambito dei servizi di controlli alla "movida" e al lavoro sommerso disposti dal comando provinciale di Napoli. Il titolare di un noto locale di Piazza Giordano Bruno è stato denunciato dai carabinieri di Nola, per aver somministrato bevande alcoliche ad un ragazzo che non era ancora 16enne. Lo stesso titolare era stato denunciato meno di un mese fa per lo stesso reato. I militari, insieme al Nucleo Ispettorato del lavoro, hanno controllato 7 attività e di queste ne hanno sospese 4, in quanto avevano più del 20% dei lavoratori in nero. In un ristorante i carabinieri hanno verificato che 11 lavoratori su 13 non avevano il contratto e tra questi, 3 percepivano anche il reddito di cittadinanza. Due ragazzi - un 20enne e un 17enne - sono stati trovati in possesso di una dose di hashish e sono stati segnalati alla Prefettura.

Camorra, maxi-sequestro per imprenditori

Operazione della Guardia di Finanza nel Casertano. Erano vicini al clan Belforte

La Guardia di finanza di Marcianise, nel Casertano, ha eseguito la confisca di beni per un valore di circa 300mila euro disposta dal tribunale di Napoli nei confronti di due prestanome della famiglia Marciano di Maddaloni, imprenditori affiliati alla fazione di Maddaloni del clan Belforte attivi nel settore della gestione di slot machine. Il provvedimento completa il sequestro gia' operato a maggio 2018, quando le Fiamme Gialle avevano eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 indagati a vario titolo per estorsione, trasferimento fraudolento di beni e illecita concorrenza con minaccia o violenza, reati aggravati dall'utilizzo del metodo mafioso. La famiglia Marciano, gia' colpita da una misura di prevenzione, era riuscita a imporre nuovamente agli esercizi pubblici di Maddaloni e dei comuni limitrofi l'installazione delle slot machine attraverso due ditte individuali intestati a 'teste di legno'. Contestualmente alle notifiche, vennero rimosse da una ventina di esercizi pubblici 127 slot costituenti il patrimonio aziendale delle ditte, e sequestrata un'auto di grossa cilindrata. Dopo il rito abbreviato richiesto da 4 imputati, il gip di Napoli ne ha riconosciuti tre colpevoli, condannandoli alla pena della reclusione da 2 a 4 anni e disponendo nel contempo la confisca delle due ditte individuali e della vettura.

Beni della mafia

Cosa fare delle proprietà sequestrate alla criminalità

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