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Profughi dalla Siria, allarme in Europa
Erdogan prepara la tempesta perfetta
La crisi umanitaria siriana torna a premere alle porte dell'Europa. Venerdì, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di aver aperto i confini europei al rifugiati, come risposta per il mancato sostegno ricevuto dopo l'escalation del conflitto siriano, e di aver lasciato passare 18mila profughi. Non si tratta dei disperati in fuga da Idlib: la Turchia ospita da anni 3,7 milioni di rifugiati siriani, in base all'accordo raggiunto nel 2016 con la Ue, in cambio di finanziamenti. In prima linea, su questa nuova emergenza, c'è la Grecia. Il Governo di Atene ha detto di aver impedito a 4mila migranti dalla Turchia di entrare illegalmente nel suo territorio
Anche Romano Prodi sottolinea i rischi di destabilizzazione politica degli Stati europei a causa dell'ondata di profughi che, attraverso la Turchia, cercano di arrivare nel vecchio continente. Sottolinea come Erdogan stia usaando i profughi siriani come arma di pressione nei confronti dell'Europa
perchè si allinei all'aministrazione Trump nel riconoscere un maggiore sostegno della Nato alla Turchia in Siria e in tutto lo scacchiere mediterraneo. La crisi siriana e la situazione in Libia, infatti, sembrano ormai avere incrinato definitivamente l'alleanza tra Turchia e Russia, a causa dei divergenti interessi dei due Paesi,, entrambi desiderosi di espandere ulteriormente la loro influenza
nell'area. Ma l'Europa, lamenta Prodi, è "drammaticamente assente" nel Mediterraneo. Gli Stati europei, scrive, a iniziare da Italia e Francia, sono incapaci di definire una poltica comune; non sembrano, scrive a conclusione del suo articolo, "essere in grado di rendersi conto del fatto che il sud del Mediterraneo si sta irreversibilmente allontanando dalle nostre sponde. Proprio a causa della nostra disunione".
Gli Usa firmano la pace con i talebani
Gli Stati Uniti pronti a ritirare i soldati. I talebani si impegnano a tagliare ogni legame con i terroristi. Su questa base poggia l'accordo tra le due parti, firmato ieri a Doha. Un passaggio storico, che potrebbe chiudere 18 anni di guerra, la più lunga di sempre per gli Usa. Il documento stabilisce, in particolare, che l'Emirato islamico dell'Afghanistan, cioè i talebani, e il governo di Kabul cominceranno a trattare il prossimo io marzo. Obiettivo immediato: «un permanente e duraturo cessate il fuoco». La base per «concordare una road map per il futuro politico» del Paese. Washington si impegna a ritirare progressivamente le truppe, ma anche «il personale civile, i consiglieri» dall'Afghanistan. Entro 135 giorni II contingente delle forze armate statunitensi scenderà da 13 mila a 8.600 unità. Diminuiranno, «in modo proporzionale» anche i presidi degli alleati, compreso quello italiano, al momento formato da 900 militari. Entro aprile 2021, se tutto andrà come previsto, non ci sarà più una sola divisa straniera in Afghanistan. Nel frattempo, entro il 10 marzo 2020, è previsto uno scambio di prigionieri, con la liberazione di cinquemila talebani e di mille afghani dell'esercito regolare di Kabul Torri gemelle dell'll settembre 2001. L'invasione, e l'interminabile guerra che l'ha succeduta, sono costate agli Usa mille miliardi di dollari e quasi 2.500 vite umane. Il candidato alla presidenza Donald Trump aveva promesso durante la campagna del 2016 che avrebbe riportato i soldati a casa da questo ennesimo «fronte di guerra inutile«. Ieri il presidente Trump ha confermato la fine della fase negoziale che il suo emissario Zal may Khalilzad ha condotto in più di un anno con rappresentanti dei talebani, lo stesso gruppo che ospitava e proteggeva all'inizio del secolo le cellule di al Qaeda che organizzarono l'attacco terroristico a New York. La trattativa condotta da Khalilzad ha in realtà concluso ben poco, e alla fine il desiderio di mettere la parola fine alla missione ha prevalso su qualsiasi aspettativa di mettere nero su bianco degli accordi di qualunque peso. L'elettorato appare intanto stanco e rassegnato, tanto che il 38% teme si debba andare a votare anche una quarta volta. E invece delle elezioni tutti parlano del coronavirus, come accade nel resto del mondo. Primo ministro più longevo della storia d'Israele, Netanyahu guida il paese ad interim dal dicembre 2018. Dopo il voto di aprile è stato impossibile ripetere il precedente governo di destra, a causa dello scontro sulla leva militare degli ultraortodossi scoppiato fra i due partiti religiosi e Avigdor Lieberman, leader del partito laico nazionalista Yisrael Beitenou. Dopo le elezioni di settembre sono invece falliti i tentativi di formare un governo di unità nazionale: Gantz non voleva governare con Netanyahu perchè è incriminato per corruzione e quest'ultimo ha rifiutato di fare un passo indietro. (segue) (Civ/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 28-FEB-20 15:57 NNNN
trattare il prossimo 10 marzo. Obiettivo immediato: «un permanente e duraturo cessate il fuoco». La base per «concordare una road map per il futuro politico» del Paese. Washington si impegna a ritirare progressivamente le truppe, ma anche «il personale civile, i consiglieri» dall'Afghanistan. Entro 135 giorni II contingente delle forze armate statunitensi scenderà da 13 mila a 8.600 unità. Diminuiranno, «in modo proporzionale» anche i presidi degli alleati, compreso quello italiano, al momento formato da 900 militari. Entro aprile 2021, se tutto andrà come previsto, non ci sarà più una sola divisa straniera in Afghanistan. Nel frattempo, entro il 10 marzo 2020, è previsto uno scambio di prigionieri, con la liberazione di cinquemila talebani e di mille afghani dell'esercito regolare di Kabul.
Corruzione a Palermo, arrestati
due consiglieri comunali
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e i carabinieri del Reparto Operativo di Palermo hanno notificato la misura cautelare degli arresti domiciliari a due consiglieri comunali di Palermo, due funzionari del Comune, un architetto e due imprenditori. Sono accusati, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico.
I consiglieri comunali arrestati sono Sandro Terrani, 51 anni, di Italia Viva, membro della Commissione Bilancio, e Giovanni Lo Cascio, 50 anni, del Pd, presidente della Commissione Urbanistica, lavori pubblici, edilizia privata. Ai domiciliari anche i funzionari comunali Mario Li Castri, 56 anni, ex dirigente dell'Area Tecnica della Riqualificazione Urbana, e Giuseppe Monteleone, 59 anni, ex dirigente dello Sportello Unico Attivita' Produttive, l'architetto Fabio Seminerio, 57 anni, e gli imprenditori Giovanni Lupo, 77 anni, di San Giovanni Gemini e Francesco La Corte, 47 anni, di Ribera, amministratori della ditta edile BIOCASA s.r.l. All'architetto Agostino Minnuto, 60 anni, di Alia, e' stato notificato l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le indagini, coordinate dalla Procura di Palermo, hanno accertato l'esistenza di un comitato d'affari composto da imprenditori e professionisti in grado di incidere sulle scelte di pubblici dirigenti e amministratori locali che, in cambio di soldi e favori, avrebbero asservito la pubblica funzione agli interessi privati. (ANSA). SR-Y93 29-FEB-20 07:14 NNNN