SudOnLine 16 marzo 2020 | страница 3

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Ora la paura si sposta al Sud

E il governo teme disordini

Primo morto in Calabria, impennata dei casi in Puglia, un intero Paese in Campania in isolamento come Codogno. Cresce l’allerta nel Mezzogiorno per l’espansione dell’epidemia. Per ora non ci sono i numeri registrati nelle altre regioni del Nord, ma l’allerta è massima. Anche perché le strutture sanitarie, nel Mezzogiorno, sono sicuramente meno attrezzate rispetto a quelle della Lombardia. Nella riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica con il premier Giuseppe Conte, che si è tenuto lo scorso 9 marzo, gli esperti incaricati dal Governo hanno calcolato che in Italia il Coronavirus potrebbe contagiare 92.000 persone, superando abbondantemente il dato cinese. E’ il dato rivelato stamattina dalla grande stampa nazionale, e rivela le previsioni sull’epidemia Covid-19 che sta ha messo in ginocchio il nostro Paese. E il picco nazionale si dovrebbe registrare proprio nella prossima settimana, tra il 18 e il 19 Marzo, nel giorno della Festa del Papà, con picchi di 4.500 contagiati giornalmente, quasi il doppio rispetto ai dati del momento. Secondo questi numeri, avremo complessivamente oltre 9.000 ricoveri in terapia intensiva (oggi sono poco più di 1.500), ma a preoccupare è la contemporaneità di questo dato, perché la situazione peggiorerà molto rapidamente, nelle prossime due settimane. Ad Aprile la situazione dovrebbe invece iniziare a migliorare, e questa prima ondata dell’epidemia potrebbe concludersi proprio a fine Aprile.

In virtù di questo scenario, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese avrebbe prospettato scenari gravi, “in prospettiva delle limitazioni alle libertà individuali, delle difficoltà economiche e degli sviluppi negativi dell’epidemia, come il collasso del sistema di assistenza“, come riporta stamattina sul Giornale Fausto Biloslavo, noto e autorevole giornalista di esperienza internazionale.

Le preoccupazioni del Governo si concentrano prettamente alle regioni meridionali, dove si prevede un notevole aumento dei contagi e c’è il timore che la criminalità organizzata potrebbe fomentare rivolte sociali, con l’ulteriore elemento destabilizzante dei migranti. Il Viminale teme che il sistema vada in tilt: “le zone a rischio virus e disordini sono le grandi città come Bari, Napoli, Caserta. Basta analizzare la densità di abitante per chilometro quadrato“. Le grandi città, quindi, con le più complesse e delicate sacche di degrado sociale, sono nel focus del Governo che ha già mobilitato l’esercito con 14.000 militari, i 7 mila di “Strade Sicure” e altrettanti da schierare “su base regionale con un piano di dispiegamento che varia dalle 24 alle 150 ore”. Se la situazione degenerasse in una città di mare come Napoli, Palermo o Catania, la Marina ha a disposizione una nave con funzioni da ospedale. Al momento sono già impiegati per la lotta al virus una settantina di medici militari, ma le forze armate possono arrivare a 200-300.

Tuttavia non è detto che la situazione diventi davvero così grave. Il Governo si sta preparando al peggio, ma il sistema sanitario adesso è organizzato per evitare che si arrivi a generare gravi numeri come in Lombardia, dove all’inizio dell’epidemia coronavirus molti operatori ospedalieri sono rimasti infettati perché non avevano i dispositivi di protezione. Per ora al Sud il numero di casi è comunque limitato e la situazione rimane sotto controllo.

Si prevede che l'epidemia provochi

più contagi perfino rispetto alla Cina

In virtù di questo scenario, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese avrebbe prospettato scenari gravi, “in prospettiva delle limitazioni alle libertà individuali, delle difficoltà economiche e degli sviluppi negativi dell’epidemia, come il collasso del sistema di assistenza“, come riporta stamattina sul Giornale Fausto Biloslavo, noto e autorevole giornalista di esperienza internazionale.

Le preoccupazioni del Governo si concentrano prettamente alle regioni meridionali, dove si prevede un notevole aumento dei contagi e c’è il timore che la criminalità organizzata potrebbe fomentare rivolte sociali, con l’ulteriore elemento destabilizzante dei migranti. Il Viminale teme che il sistema vada in tilt: “le zone a rischio virus e disordini sono le grandi città come Bari, Napoli, Caserta. Basta analizzare la densità di abitante per chilometro quadrato“. Le grandi città, quindi, con le più complesse e delicate sacche di degrado sociale, sono nel focus del Governo che ha già mobilitato l’esercito con 14.000 militari, i 7 mila di “Strade Sicure” e altrettanti da schierare “su base regionale con un piano di dispiegamento che varia dalle 24 alle 150 ore”. Se la situazione degenerasse in una città di mare come Napoli, Palermo o Catania, la Marina ha a disposizione una nave con funzioni da ospedale. Al momento sono già impiegati per la lotta al virus una settantina di medici militari, ma le forze armate possono arrivare a 200-300.

Tuttavia non è detto che la situazione diventi davvero così grave. Il Governo si sta preparando al peggio, ma il sistema sanitario adesso è organizzato per evitare che si arrivi a generare gravi numeri come in Lombardia, dove all’inizio dell’epidemia coronavirus molti operatori ospedalieri sono rimasti infettati perché non avevano i dispositivi di protezione. Per ora al Sud il numero di casi è comunque limitato e la situazione rimane sotto controllo.