SudOnLine 10 aprile 2020 | Page 13

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TERZO TEMPO

I numeri ignorati dal media e che fotografano in che maniera lo Stato centrale ha distribuito in maniera ineguale le risorse finendo per favorire solo una parte del Paese. Quella più ricca

hanno saputo governare le conseguenze dei processi di globalizzazione e del poderoso e sregolato sviluppo tecnologico degli ultimi decenni, che hanno ridotto a pura formalità le tutele costituzionali del lavoro e dei lavoratori.

Da questi dati, e dal silenzio che li ha avvolti, emerge ancora più chiaramente come un’intera classe politico-finanziaria, sostenuta da media al loro servizio, abbia nell’ultimo trentennio sistematicamente progettato di lasciare il Mezzogiorno senza infrastrutture e servizi, tentando di congiungere il Nord all’area ricca dell’Europa e seguendo la teoria leghista, pienamente condivisa dagli altri partiti nazionali, che esistesse un’inesistente “Questione Settentrionale”. Col risultato di produrre un ulteriore abbassamento del tenore di vita dei meridionali, ridotti a consumatori di beni, materiali, servizi prodotti altrove e destinati ad emigrare a milioni per andare a produrli.

Mai nemmeno tenendo conto che per 45 miliardi annui di trasferimenti da Nord a Sud ben 70,5 miliardi si trasferiscono in direzione contraria e che, come scrive ancora il presidente Fara, «… ogni ulteriore impoverimento del Sud si ripercuote sull’economia del Nord, il quale vendendo di meno al Sud, guadagna di meno, fa arretrare la propria produzione, danneggiando e mandando in crisi così la sua stessa economia».

Una direzione che nel corso degli ultimi dieci anni ha visto aumentare le disuguaglianze sociali ed economiche tra aree geografiche diverse e che lo Stato, tenuto per Costituzione a rimuovere, ha aggravato sostenendo una ripartizione territoriale per i servizi pubblici in base al principio arbitrario della “spesa storica”. Una ripartizione territoriale iniqua che emerge in tutta la sua gravità nell’attuale emergenza sanitaria che trova il Sud del tutto impreparato con una struttura pubblica sanitaria debole e sfiancata da finanziamenti irresponsabili alla sanità privata su tutto il territorio nazionale.

 

*Socio fondatore del Movimento24agosto per l’equità territoriale