che abbiamo su di lui per poterlo confermare. Così pure troppo diverse tra loro
sono le opere a lui assegnate per poter avere un sicuro metro di giudizio e le
condizioni dei dipinti stessi tanto degradati rendono ancor più difficile un’attribuzione. Risulta però evidente la presenza di più mani e di epoche diverse nel
complesso pittorico.
Nella visita del settembre del 1617 il cardinal Taverna ordinava di rifare le
pitture «tanto interiormente quanto esteriormente», ossia tanto nella parte
della cappella occupata dalla scena sacra, quanto in quella antistante, riservata
ai visitatori.
Sulla parete di fondo gli affreschi sono in gran parte scomparsi e la presenza
di una finestra, molto probabilmente aperta in epoca posteriore all’esecuzione
dei dipinti, non ha certo contribuito a conservarli. È probabile che all’origine vi
fosse solo il piccolo occhio circolare in alto, ora occupato da una bianca luna in
rilievo, in stucco o in gesso, forse ottocentesca.
La finestra attuale, posta proprio di fronte ai riguardanti, caso unico in tutto
il Sacro Monte, disturba notevolmente la vista della scena soprattutto nelle ore
del mattino, tanto da far auspicare che venga schermata; del resto l’episodio
logicamente dovrebbe esser notturno.
Sulla parete di destra è dipinto un paesaggio con due figure; su quella di sinistra è rappresentata una Fuga in Egitto, certo eseguita prima dell’erezione
dell’omonima cappella, anzi, proprio in attesa che questa venisse eretta. L’ampia volta a padiglione raffigura il sottotetto di una capanna coperta di paglia.
Essendo l’aula divisa in due zone, in quella riservata ai visitatori si scorge dipinto a tempera sul tavolato di legno al di sopra della grata un’altra Fuga in
Egitto con due angeli ai lati in atto di adorazione.
Alle spalle, nel mezzo della volta è rappresentato il fatto biblico dell’Adorazione del vitello d’oro, circondato da putti con cestoni di frutta e fiori; lo stile
fa ritenere si tratti di dipinti eseguiti dopo la visita e gli ordini dati nel 1617
dal cardinal Taverna, ma per ora è difficile individuarne l’autore: (Melchiorre
d’Enrico ?).
Dopo i restauri del 1975-76 eseguiti da Fermo De Dominici con finanziamento del comm. Ilorini, delle ditte Ragno Inning, oltre che della Soprintendenza ai Beni Artistici del Piemonte è stata riproposta l’attribuzione al Luini
per la Fuga in Egitto sulla parete di sinistra in cui sono stati trovati due strati di
affresco sovrapposti proprio in corrispondenza della Madonna col Bambino in
cui è da vedere forse un pentimento dell’autore, oppure un intervento di poco
più tardo per migliorare la prima redazione del dipinto. La parte di affresco so84
Cappella - 9