Anche per le altre due figure di S. Giuseppe e dell’Angelo risulta inaccettabile la tarda assegnazione a Fermo Stella; innanzi tutto essa si colloca in una
posizione anomala rispetto alla maggior parte della statuaria dei Sacro Monte
trattandosi di esemplari in stucco pressoché unici, anziché di sculture in terracotta secondo una tradizione iniziata da Gaudenzio e mantenuta anche nei
secoli successivi dai grandi statuari attivi a Varallo; né un seguace di Gaudenzio,
come dovrebbe essere lo Stella, avrebbe osato allontanarsene. I documenti poi
riguardanti lo Stella giungono solo fino al 1562 e si riferiscono esclusivamente
ad opere pittoriche. Non esiste dunque nessuna prova che abbia svolto anche
l’attività di scultore (è solo il Fassola che per primo gli assegnerà delle statue al
Sacro Monte, ma a più di un secolo di distanza); né è possibile pensare che lavorasse ancora nel 1572-73, dato che il primo documento che lo riguarda risale
addirittura al 1510. Anzi, è certo che in quel periodo così tardo doveva essere già
morto.
L’uso di un materiale nuovo come lo stucco, dei tutto inconsueto al Sacro
Monte, e lo stile stesso delle statue d’una solennità un po’ fredda e classicheggiante, lontano dallo spirito dominante nell’arte valsesiana, fanno pensare non
solo ad uno scultore chiamato da fuori, ma con la più grande probabilità dall’area lombarda, e per opera di Giacomo d’Adda, quindi dall’ambiente milanese
ove si sarà formato ed avrà operato molto verosimilmente all’ombra dei cantieri
del Duomo o di S. Maria presso S. Celso allora in piena attività.
Solo un accurato raffronto con le opere dei maestri attivi in quegli anni in
quell’ambito, quando saranno stati studiati in modo approfondito, potrà dirci
di più sul nostro sconosciuto scultore (Angelo De Marinis detto il Siciliano?
Francesco Brambilla attivissimo modellatore di statue per il Duomo milanese
nei decenni successivi?).
Il «Memoriale» del novembre 1572 in cui si parla delle due statue di S. Giuseppe e dell’Angelo, trattando della cappella di Adamo ed Eva aveva ricordato
che le due figure dei progenitori dovevano essere modellate dal «M(astro) che
ha da venir da Milano». Ed il mese precedente, il 19 ottobre, un mastro scrivendo da Varallo a Giacomo d’Adda gli ricordava che «habiam condoto le figure a
Varallo per Dio gratia sentia machula alcuna», riferendosi, pare, alle statue della
Visitazione.
Sembra illogico pensare che negli stessi mesi di ottobre - novembre si dessero
incarichi di scultura a più di un maestro. Viene dunque da credere che si debba
trattare di un unico artista milanese che deve aver eseguito nella sua città le due
statue della Madonna e di S. Elisabetta per la Visitazione, e, giunto poi al Sacro
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Cappella - 9