me molto umili per essere rifatto con una concezione molto più grandiosa vari
anni dopo.
La guida del 1514 infatti descrive il mistero, ma non così come si presenta
oggi, né fa alcun commento positivo per l’architettura e per la scena, tanto da
far ritenere che si trattasse solo di un modestissimo pilone. Invece la guida del
1566 e le sue varie riedizioni del tardo Cinquecento si indugiano a magnificare
la bellezza della cappella: “Segue non molto grande un’altra chiesa D’ordine ricca,
e di vaghezza ornata”, segno evidente che si trattava di un altro, più prestigioso
edificio. L’ipotesi più attendibile mi pare dunque sia quello di una ricostruzione
attorno al 1515. E chi potrebbe essere stato l’autore di questa architettura che
ha ormai abbandonato l’umile genere di edificio del Sacro Monte delle origini?
La mente corre subito al nume tutelare delle creazioni artistiche di quei decenni
sul “super parietem”: Gaudenzio. E se si tiene conto che la presenza del maestro
è accertata nella cappella, come si dirà più oltre, per la scultura e la pittura, l’ipotesi può apparire non del tutto azzardata. Si tratterebbe in realtà quasi di una
prova prima delle grandi imprese costruttive della Crocifissione e dei Magi.
Del resto la stessa sostanza architettonica rivela evidenti valori plastici e pittorici riconducibili a Gaudenzio. All’esterno il candore delle spoglie pareti intonacate spicca sul verde intenso della vegetazione circostante con un valore
cromatico analogo a quello del bianco edificio affrescato dal maestro su di una
parete interna della Crocifissione, erroneamente ritenuta in questi ultimi tempi
una riproduzione di quella stessa cappella.
Il volume della poderosa massa absidale emerge possente come un torrione
compatto, raggentilito dalla tersa luminosità della superficie semicilindrica che
cela del tutto la nicchia interna. Questa semplificazione essenziale, condizionata
dall’unico materiale di costruzione locale - la pietra - e dalle esigenze climatiche,
sorge dalla più schietta tradizione valligiana. Ma la massa absidale è tornita e
plasmata con lo stesso andamento avvolgente delle ampie e morbide forme curvilinee dei panneggi delle statue gaudenziane, cosi palpitanti di umana vitalità.
Il campaniletto, l’unico allora esistente sul Sacro Monte, dotato di bifore
ad archetti pensili di puro valore pittorico, che con eccezionale disinvoltura, di
cui è capace solo un architetto di genio, scaturisce improvviso dal semicilindro
stesso dell’abside su cui si erge arditamente di spigolo, accentua il gioco di valori plastici dell’edificio, rivelando nel suo autore la tempra di chi è abituato a
concepire un’opera con sensibilità scultorea di modellatore, più che secondo i
canoni e la logica della tecnica costruttiva.
Anche il sobrio cornicione costituito da una modanatura a mezzo toro, sor71